Parlare di valori significa imparare una seconda lingua di vitale importanza per la formazione del proprio carattere e della propria coscienza. «Non c’è dubbio che la malattia del nostro tempo sia la mancanza di ideali, l’assenza di un ruolo significativo, il rifiuto di ogni impegno da parte degli individui» ha affermato Carl Rogers. Senza i valori come guida non c’è possibilità di miglioramento, tale che a risultarne limitata sia la stessa libertà, dato che l’impegno a divenire fedeli a se stessi e alla propria vocazione esistenziale è un atto che richiede una continua conquista valoriale ed è condizione basilare per divenire liberi.
Ma esistono dei valori universali?
Nella nostra società si assiste ad una discrepanza di fondo tra valori propagandati (amore, onestà, rispetto, sincerità, giustizia, solidarietà) e ciò che si vive e viene diffuso dai mass-media (valore del denaro, furbizia, imbroglio, potere, narcisismo ed edonismo). Vi è una sorta di atteggiamento schizoide tra adesione razionale e realtà sociale. I valori più profondi richiedono un esercizio di consapevolezza e di particolare cura, perché spesso vanno controcorrente e sono scomodi da vivere.
Ma quali sono i valori da curare?
In una estrema sintesi potremo parlare di tre aree valoriali. Innanzitutto vi sono i valori di creazione che scaturiscono dall’attività dell’uomo; il lavoro ne è il simbolo. Ciò comporta la scoperta e valorizzazione dei propri talenti da mettere al servizio del prossimo e con lo scopo di perpetuare il ciclo della vita. In secondo luogo, vi sono i valori di esperienza che scaturiscono quando l’uomo entra in contatto con il mondo e che consentono di vivere il sentimento della bellezza, dell’arte e dell’amore. L’amore costituisce la forma più alta dei valori d’esperienza. Infine vi sono i valori legati alla dimensione della trascendenza.
Tiziano Terzani ci ricorda come uno dei valori più nobili e alti sia proprio dentro di noi, nella grandezza della nostra vita spirituale che ci invita a cogliere il senso della sfida e della responsabilità del nostro “essere nel mondo”:
«Mi piace essere in un corpo che ormai invecchia. Posso guardare le montagne senza il desiderio di scalarle. Quand’ero giovane le avrei volute conquistare. Ora posso lasciarmi conquistare da loro. Le montagne, come il mare, ricordano una misura di grandezza dalla quale l’uomo si sente ispirato, sollevato. Quella stessa grandezza è anche in ognuno di noi, ma lì ci è difficile riconoscerla».
Quando i valori ispirano la nostra esistenza tutto può essere trasformato in un sogno che diventa, passo dopo passo, sacrificio su sacrificio, mattone sopra mattone, una solida realtà, come ci ha insegnato M. Luther King:
«Io ho davanti a me un sogno, che un giorno ogni valle sarà esaltata, ogni collina e ogni montagna saranno umiliate, i luoghi scabri saranno fatti piani e i luoghi tortuosi raddrizzati e la gloria del Signore si mostrerà e tutti gli essere viventi, insieme, la vedranno. Con questa fede saremo in grado di strappare alla montagna della disperazione una pietra di speranza. Con questa fede saremo in grado di trasformare le stridenti discordie della nostra nazione in una bellissima sinfonia di fratellanza».
Tutto ha un senso ed un significato di nobiltà se sostenuto dalla costellazione dei valori in cui brilla, di luce autentica, lo sguardo di un’anima che sa andare oltre l’effimero, per riempire di autentica e duratura gioia il fragile vaso della nostra esistenza.