“Gli esseri umani che non conoscono la comunione nel silenzio non sono capaci di una vera comunicazione” Karl Jaspers.
Amo quegli abbracci silenziosi di parole, che sanno trasmettere più di mille parole. Amo le madri che tengono tra le braccia i propri figli e mentre li guardano brillano d’infinito amore. Amo quegli sposi dai capelli bianchi ma dall’anima colorata dal viale dei ricordi costruiti insieme, che tenendosi per mano percorrono gli ultimi giorni nella pace e nell’armonia dell’amore sponsale.
Amo quelle aurore di silenzio, in cui anche il vento danza più dolcemente per rispettare il sacro nascere di un nuovo giorno.
Vi sono silenzi di ghiaccio dove non c’è un’empatia o un’intima comunione. Sono i silenzi in cui il tempo si ferma in un sospiro d’angoscia che sembra eterno, dove la voglia di incontrarsi si è incenerita e la passione di cercarsi e ritrovarsi ha lasciato spazio al deserto dell’indifferenza.
Il silenzio, se ben vissuto, è un momento sacro dell’esistenza. Credo che mettersi davanti ad un’alba, contemplando la bellezza della natura nel momento del suo dolce risveglio, sia una preghiera spontanea in cui è possibile ritrovare il senso della spiritualità più semplice e vera al tempo stesso. Beate quelle famiglie che sanno ritagliarsi momenti di silenzio e che attraverso di esso si sentono unite. Beate quelle persone che non hanno poi bisogno di chissà quali gran casse per comunicare quello che vibra nel cuore e che si fa “sentire” al di là delle parole. Il silenzio è la dimensione aurorale dell’ascolto: cerchiamo di coltivarlo per ascoltarci e ascoltare.