La fatica e la bellezza del divenire autentici richiede umiltà, impegno, volontà e coraggio. Ciò che si conquista nella verità libera chi siamo, donandoci il sorriso della serenità.
Quando si nasce siamo come una lavagna bianca. Non sappiamo chi siamo, come funziona il mondo e come entrare in contatto con esso. La nostra mente è in grado di ricevere ogni stimolo e di immagazzinarlo per poi connetterlo con tutte le successive informazioni che riceverà. La costruzione delle mappe mentali è qualcosa di stupefacente, che avviene per lo più a livello inconscio, senza che noi ne abbiamo il consapevole funzionamento e ricordo. Può accadere che su questa lavagna siano scritte delle informazioni errate che, come un treno cui viene data una direzione sbagliata, causano un dirottamento dal divenire fedeli a se stessi. Se un treno precipita l’allarme è immediato; ma se i binari del “vero Sè” sono scambiati con quelli del “falso Sè” e il tragitto è lungo come ci si può accorgere di questa deviazione?
La differenza tra l’essere autentici o meno è nella leggerezza, nella vitalità, nell’espansione, nel dinamismo e nella pace che si prova ad essere se stessi.
Se un violino è fedele a se stesso tutti lo riconosceranno per la sua inconfondibile sonorità. Se un essere umano non è fedele a se stesso non sempre sarà in grado di riconoscersi e a sua volta essere riconosciuto come tale. Quando non si è più in contatto con l’intimo sentire non si è capaci di operare scelte autentiche, che liberano l’enorme potenziale del “vero Sè”. Situazioni opprimenti, ambienti nefasti, relazioni poco intime o spazi di poca libertà espressiva tendono a reprimere chi siamo, ostruendo il processo di conoscenza di se stessi. Non è una bella sensazione vivere stranieri in casa propria, come dei clandestini che si sentono costretti a nascondersi nella stiva della nave di cui sono legittimi proprietari, per evitare di rivelarsi nel timore di essere malgiudicati, maltrattati o derisi. Eppure questa condizione è molto frequente e può portare a diversi stati di sofferenza, malessere esistenziale e angoscia.
Ci teniamo tutti ad essere accettati ma dovete credere che i vostri pensieri siano unici e vostri, anche se ad altri sembrano strani ed impopolari. Come ha detto Frost: “Due strade trovai nel bosco e io scelsi quella meno battuta, ed è per questo che sono diverso”.
«Siamo creature talmente volubili, che i sentimenti che simuliamo finiamo per provarli davvero»; quest’affermazione di Benjamin Constant, un famoso scrittore francese, ci ricorda quanto è importante mantenere alto il livello dell’attenzione all’autenticità dell’essere. Il rischio, infatti, non è quello di interpretare in qualche circostanza ruoli di facciata o di formali convenevoli, ma di recitarli ogni giorno e in ogni contesto relazionale, al punto da dimenticare chi siamo e che cosa è giusto per noi. «Divenire “finalmente liberi” è scoprire come una vita autentica ci consente di recuperare lo slancio del bruco che, vicino alla fine del suo ciclo vitale, sente che qualcosa di misteriosamente grande e potente si muove dentro di sé: i battiti d’ala di una vita ancora più profondamente vissuta, tra petali di saggezza innaffiati dalla rugiada dell’amore per il dono della vita! Personalmente, ho dovuto imparare sulla mia pelle cosa significhi accettare questo percorso di liberazione per divenire un uomo più fedele alla natura del “vero Sé”. e allo scopo della mia vita. Mi piace pensare che sia molto più liberante e giusto presentarmi davanti al giudizio di Dio come un autentico peccatore, piuttosto che come un presuntuoso e falso scriba o fariseo» (Tratto da Finalmente liberi, p.20).