«Consapevolezza, pazienza e duro lavoro! Ecco cosa significa educare».
Ci sono due domande che ogni genitore dovrebbe porsi: «Che genere di persona desidero diventi mio figlio?». «Come posso far sì che egli divenga pienamente se stesso?». I genitori si trovano a lavorare nell’università più difficile che esista, quella che forma gli uomini e le donne del domani. I genitori sono, al tempo stesso, il rettore, i docenti, il bidello e l’impresa di pulizie. Un fatto sorprendente è che non esistono scuole per genitori. È come se si assumesse una persona per farle svolgere il lavoro più delicato all’interno di un’azienda e non gli si chiedesse il suo curriculum vitae. Inoltre, mentre l’università ha dei periodi di chiusura in cui tutti si riposano, due genitori sono impegnati 365 giorni su 365; anche quando vanno in vacanza devono lavorare e seguire i propri figli. E non è vero che una volta divenuti maggiorenni i figli non abbiano più bisogno della loro presenza, giacché le mutate condizioni della nostra società richiedono la costante presenza dei genitori. E come dimenticare tutte le ansie che un genitore deve saper sopportare quando un figlio corre il rischio di naufragare in cattive compagnie, di cadere nella dipendenza dell’alcol o delle droghe, di non riuscire a conseguire un successo scolastico e professionale che gli garantisca un futuro dignitoso e gratificante, per citare solo alcuni esempi. Che cosa significa aver successo per un genitore? La parola successo è il participio passato del verbo succedere. Ciò significa che il vero successo risiede nella capacità di mettere un figlio nelle condizioni di costruire se stesso e di realizzare un maturo progetto di vita. Chi riesce a “far accadere” ciò, è una persona che, in educazione, ha avuto successo. Ma quanta fatica e dedizione, pazienza e sensibilità, amore e consapevolezza occorrono per arrivare a tutto ciò!
Quando nei corsi di formazione chiedo ai genitori di descrivere quali sono i tratti della personalità che vorrebbero vedere nei loro figli, è sorprendente scoprire che, pur con accezioni diverse e sfumature legate alla propria cultura e valori di riferimento, emergono alcuni elementi comuni. È come se fossimo tutti consapevoli che la realizzazione di un figlio si sviluppa attraverso quattro aree: 1. le qualità umane, 2. i codici di comportamento morale, 3. lo sviluppo di alcune abilità, 4. l’assunzione di una visione etica – spirituale dell’esistenza. Prima di procedere con la lettura, vi consiglio di provare a fare un elenco per ognuna delle aree citate. Sono certo che quando confronterete la vostra lista con quella di altri colleghi genitori, troverete gran parte delle parole da voi scelte. Ovviamente, non vi dovete preoccupare che un figlio acquisisca tutte le caratteristiche sottoelencate, ma potete prendere spunto per aggiungerne delle altre e, perché no, poterne integrare qualcuna che vi tocca dentro con quelle che già voi stessi possedete. Qualità: umano, autentico, spontaneo, consapevole, equilibrato, accogliente, moderato, curioso, amorevole, gentile, amabile, con senso dello humour, creativo, determinato, audace, tenace, coraggioso, grintoso, sicuro di sé, entusiasta, sveglio, intuitivo, razionale, attivo, avventuroso, temerario, analitico, deduttivo, logico, intraprendente, riflessivo, fiducioso, perseverante, prudente, deciso, affidabile, allegro, simpatico, elastico, duttile, flessibile, volitivo, ottimista, risoluto, vitale, energico, paziente, calmo, appassionato, in armonia con se stesso e con la vita. Codici di comportamento morale: onesto, leale, sincero, rispettoso, fedele, coerente, cortese, educato, corretto, coscienzioso, premuroso, integro, puntuale, fidato, franco, meticoloso. Abilità: intelligente, cordiale, comunicativo, socievole, competente, esperto del suo lavoro, innovatore, acuto osservatore, diplomatico, amichevole, cooperativo, aperto al cambiamento, empatico, assertivo, coinvolgente, leader, capace di apprendere, adattabile, ingegnoso, organizzato, efficiente, motivante e professionale. Visione etica e spirituale: responsabile, generoso, meditativo, umile, saggio, altruista, giusto, d’animo nobile, benevolo, tollerante, disposto al perdono, visionario, sognatore, disposto al sacrificio, filantropo, missionario (laico o religioso), disponibile, eroico, fervente, dotato di fede viva, solido, forte, pacifico, compassionevole, carismatico, idealista, lungimirante e servizievole.
Come ottenere tutto ciò? Principalmente con la personale testimonianza e con l’offrire ai figli esperienze di vita che sviluppino le qualità e le abilità richieste. Se un genitore è immaturo, dovrà, per insegnare quanto ritiene buono e giusto, andare a scuola lui stesso e decidere che oggi è arrivato il tempo di imparare quello che ieri, per varie ragioni, non ha saputo apprendere. Se si ha la consapevolezza che stiamo facendo del nostro meglio, è più facile accettare gli inevitabili sbagli dell’agire educativo. Ciò che conta è domandarsi che cosa sta succedendo in questo momento nella nostra famiglia, dove siamo nel cammino della maturazione personale e, ancora più importante, dove vogliamo, insieme a chi amiamo, andare. A volte, è molto faticoso spezzare l’inconscia ripetizione di modelli educativi disfunzionali che abbiamo ereditato dalle famiglie d’origine. Il fatto che sia difficile però, non significa che sia impossibile. Ciò che abbiamo sperimentato nell’infanzia è il materiale inciso più profondamente dentro di noi ed è proprio per questo che sembra un’impresa da titani liberarsene. Ho dovuto lavorare molto su di me e ancora oggi vi sono lavori in corso, perché la vita è un viaggio con una valigia da disfare e rifare in continuazione. Ma vi è soddisfazione più bella di vedere il sorriso e la spontaneità con cui i propri figli ci guardano negli occhi e ci dicono: «Ti voglio bene mamma; ti voglio bene papà!»?
Tratto da Educare? Sì, grazie! pp. 52-54