Una famiglia non è solamente un luogo di aggregazione sociale ma di condivisione psicoaffettiva, morale e spirituale.
Quando incontro delle famiglie in difficoltà mi rendo conto che il filo rosso che lega le diverse situazioni di disagio o conflitto relazionale è l’assenza di uno stile comunicativo che generi confidenza, rispetto delle diversità, complicità affettiva e slanci morali verso il vero, il buono, il giusto e il bello. Un bambino o un adolescente “difficili” sono il risultato di un lungo processo comunicativo tendenzialmente disfunzionale. Si può vivere sotto lo stesso tetto ma non creare intimità psicoaffettiva, conoscenza reale del tu con cui ci si trova a pranzare e cenare tutti giorni. Un genitore è presente quando entra nella vita interiore dei figli con ascolto empatico, curiosità, rispetto e il desiderio di conoscere la loro natura reale. I figli hanno bisogno solo di essere nutriti, lavati, vestiti, accontentati nei loro desideri materiali e istruiti? Certamente no. I bambini e gli adolescenti sono domande che camminano sulla faccia della terra e gli adulti, genitori in primis, dovrebbero essere le prime risposte che ricevono, perchè crescendo saranno loro stessi in grado ai porsi delle domande e di cercare le relative risposte.
Lo sguardo di stupore e affamato di verità con cui i genitori affrontano il grande mistero della vita è ciò che nutre la sete d’infinito presente nell’anima di ogni figlio.
Una famiglia sana non è quella senza problemi, ma quella che li affronta utilizzando le risorse interne ed esterne ad essa. La più grande risorsa è la capacità di stabilire un contatto relazionale profondo e autentico al tempo stesso, perchè comunicare non equivale a generare un clima di festa, di apertura, di trasparenza e di rivelazione del vero sé. Un domani i figli dovranno lasciare la terra in cui sono nati per andare ad abitare terre nuove e questa è cosa buona e giusta. Ma cosa semineranno nella loro terra se la famiglia non ha trasmesso loro dei forti valori e, ancora di più, un profondo e radicato senso d’amore e gratitudine per il dono della vita? Giovani che inseguono le chimere del successo materiale, del divertimento senza limiti, dell’attività sessuale per il solo godimento genitale, della celebrità pubblica o dell’uso di alcol e droghe rivelano un vuoto morale, un’assenza di trascendenza e un’aridità spirituale che a volte possono provocare situazioni di degrado o devianza con risvolti macabri. La famiglia è il luogo dell’incontro in cui ci si abbraccia, si lotta, si soffre e si gioisce insieme. La famiglia è il posto più ospitale per il processo d’umanizzazione in cui la “tendenza attualizzante” (Carl Rogers) e le aspirazioni della coscienza profonda possono germogliare e divenire un progetto di felicità. Madre e padre, la relazione che essi hanno sviluppato tra di loro, nei confronti del mondo sociale e della dimensione “psicoesistenziale”, rappresentano i principali punti di riferimento per la costruzione dell’identità psicologica.
Non si tratta di essere genitori perfetti ma esseri umani che annusano il profumo della vita rimanendone sempre inebriati come quando si odora una delicata rosa, il pane caldo appena sfornato, la salsedine marina o l’erba appena tagliata. La famiglia è la culla dell’umanità, perchè è in essa che si formano i primi imprinting e si scrivono sensazioni, emozioni, sentimenti che come una scenografia rimarranno per sempre lo sfondo su cui successivamente i figli, divenuti adulti, sapranno scrivere in modo maturo, fecondo e consapevole la storia della loro vita e dei loro bambini.