E’ importante che un neonato possa sperimentare un legame affettivo che gli trasmetta fiducia e sicurezza sin dai primi giorni di vita.
La psicologia dello sviluppo ha descritto due aspetti che definiscono la qualità della funzione genitoriale ideale: affetto e controllo. Tale funzione genitoriale, fornisce sufficiente sostegno emotivo e affettivo, per promuovere l’autonomia e permettere di raggiungere la separazione-individuazione: “io sono io”, “tu sei tu”. Non vi può essere una relazione affettiva matura se non si sono stabiliti dei confini psicologici chiari e marcati dalla sviluppo della propria individualità. La teoria di J. Bowlby, esamina dettagliatamente l’importanza del legame e dell’attaccamento “sicuro” ai genitori, in grado di garantire un costante rifornimento affettivo per tutto l’arco dell’infanzia, soprattutto nei primi anni; al contrario, quando i genitori sono incapaci di fornire tale sicurezza e sostegno, tale disfunzione può avere delle ripercussioni per uno sviluppo autonomo ed equilibrato, aprendo un varco a possibili manifestazioni psicopatologiche. Il tipo di «attaccamento» sviluppato da un bambino di un anno verso la figura di riferimento, determina il modello operativo interno, lo stile cognitivo[1], il modo di rapportarsi agli altri e verso se stessi, determinando le basi della sua personalità. Secondo questa teoria l’attaccamento sicuro, caratterizzato da una figura di riferimento percepita come protettrice, stabile e accessibile, con la quale si ha una relazione regolata in modo adatto a soddisfare i bisogni di protezione e di sicurezza, permette al bambino di imparare a fidarsi dell’ambiente esterno ed a sviluppare uno stile cognitivo di “ricerca attiva”. Questo tipo di attaccamento favorisce la formazione di una personalità sana ed equilibrata, capace di attivarsi in modo fiducioso verso il prossimo, memore di un imprinting affettivo caratterizzato dalla presenza di genitori amorevoli e capaci di donare «carezze» affettive di qualità.
L’esperienza di un attaccamento insicuro-evitante, caratterizzato da una figura di riferimento inaccessibile, all’interno di una relazione che non consente un effettivo scambio comunicativo, abitua il bambino a non contare su di sé ed a sviluppare uno stile cognitivo di immunizzazione. Molte ricerche convalidono l’ipotesi che tale tipo di attaccamento insicuro-evitante e lo stile di immunizzazione sono propri dei seguenti disturbi di personalità:
- paranoico, in cui le previsioni sulla cattiveria del mondo restano immuni da qualsiasi messa in discussione;
- schizoide, dove la rabbia e la paura dei paranoici sono sostituite dalla totale indifferenza verso gli altri e le loro rappresentazioni mentali;
- schizotipico, in cui all’indifferenza per le relazioni sociali, già presente nel disturbo schizoide, si aggiunge la stravaganza nel disturbo del pensiero e la creazione di una realtà separata e riservata.
L’esperienza di un attaccamento insicuro-ambivalente, che nasce nell’ambito di una relazione confusa e instabile, in cui la figura di riferimento è percepita come imprevedibile, determina uno stile cognitivo di evitamento. Un adulto dall’umore instabile e connotato da una forte immaturità psicologica, non è in grado di assicurare un ambiente sufficientemente solido e sicuro. Gli autori sostengono che esiste una corrispondenza tra questo tipo si attaccamento insicuro-ambivalente e relativo stile di evitamento nei seguenti disturbi di personalità:
- personalità dipendente, in cui la strategia di evitamento è utilizzata per evitare il contrasto con gli altri; in questo modo si impara ad accondiscendere agli stati d’animo altrui, ad adattarsi per sopravvivere alla meglio;
- ossessivo compulsivo, dove la strategia di evitamento è al servizio del perfezionismo;
- evitante, in cui l’altro è considerato un giudice iniquo da cui fuggire.
Un’altra modalità di deprivazione affettiva si realizza nel tipo di attaccamento disorganizzato-disorientato. Tale legame nasce da una relazione regolata in modo inappropriato, in quanto la figura di riferimento è percepita come pericolosa; il bambino impara così a difendersi con la fuga, l’attacco o l’inibizione; tale tipo di legame origina uno stile cognitivo ostile. L’attaccamento disorganizzato e lo stile d’ostilità, sono propri dei seguenti disturbi di personalità:
- antisociale, caratterizzato dalla manipolazione degli altri e dalla mancanza di rimorso, l’altro è percepito come un oggetto, uno strumento per soddisfare i propri bisogni;
- borderline, in cui il senso di identità è estremamente fragile ed inconsistente ed è presente un disperato bisogno degli altri per ritrovarsi e riconoscersi, fino al punto che quando l’altro si nega viene percepito e trasformato in un nemico da annientare.
[1] Lo stile cognitivo va inteso, in questa teoria, come la mappa mentale del soggetto su cui si costruisce la visione di se stesso in relazione con gli altri. Un attaccamento «sicuro» consente, al contrario degli altri modelli, di acquisire una mappa connotata da un senso di fiducia e di apertura nei confronti del prossimo, nonché di costruire mappe cognitive sempre migliori sia nei riguardi di se stessi che dell’ambiente sociale.