Com’è bello poter costruire un futuro a misura di se stessi. Un futuro in cui il benessere interiore è la radice del proprio agire. Un futuro in cui sognare, credere e vivere s’intrecciano tra di loro, in un danza piena di vitalità, armonia e serenità.
Come sopravvivere con un adolescente in casa richiede consapevolezza, creatività, capacità comunicative e autorevolezza. «L’adolescenza è una “terra di mezzo” che segna il passaggio dall’infanzia alla vita adulta, dall’immaturità alla maturità e dalla dipendenza all’autonomia. L’obiettivo finale dell’educazione dovrebbe essere quello di far salpare le giovani imbarcazioni dal porto dell’infanzia, per farle approdare nelle terre del futuro. Nell’Antico Testamento troviamo scritto quanto segue: “Lascerai la terra di tuo padre e di tua madre e andrai ad abitare terre nuove”. Ecco qual è il compito di un genitore, di un insegnante o di un educatore: preparare un giovane uomo e una giovane donna a lasciare la terra dell’infanzia per approdare, attraverso il cantiere dell’adolescenza, verso la terra del “Progetto Felicità”! Educare un adolescente significa fornirgli tutto il materiale necessario affinché nel suo zaino possa trovare gli strumenti utili a compiere la realizzazione di se stesso. Il fatto che vi sia un crescente numero di adolescenti che rimangono impigliati nelle reti del passato o di un presente svuotato di una dimensione progettuale dovrebbe farci attentamente riflettere sulle condizioni della società attuale e delle dinamiche relazionali che si sviluppano all’interno dei nuclei famigliari, scolastici e sociali.
L’anticipazione della speranza è ciò di cui ogni adolescente ha realmente bisogno per dare i meglio di sé.
Non c’è dialogo nel momento in cui vi è un pregiudizio perché esso blocca la possibilità di incontrare un adolescente nel terreno delle sue potenzialità creative. L’atteggiamento riflessivo e non giudicante dell’adulto è quello che prepara il teatro dell’educazione feconda. La sintesi di questo concetto lo troviamo nel Vangelo di Marco 11,24: “Quando pregate, credete di averlo già ottenuto e l’otterrete”. Questo “credere di averlo già ottenuto”, è un concetto meravigliosamente aperto al futuro: finestre di luce che si aprono nel buio del pessimismo, della disperazione e dello scetticismo pedagogico dei nostri tempi. Troppe volte mi sono imbattuto in educatori (genitori, insegnanti ed altre figure) che restavano fissi nella loro posizione disperante, come portoni chiusi al cambiamento positivo. La sfida educativa si vince sempre dentro di sé, nell’intimità di un cuore che crede nel desiderio del bene e della realizzazione personale, profondamente depositati in ogni creatura umana. Chi nutre fiducia nei germi di bene presenti in ogni essere umano sa che la sofferenza di un bambino e di un adolescente sono segnali di un malessere interiore che ha le sue radici nel tessuto delle relazioni interpersonali che egli ha coltivato sino ad un dato momento. Con quale sguardo incontriamo i nostri adolescenti di oggi? Ho scoperto che le varie tecniche e metodologie educative sono efficaci se accompagnate e sostenute dalla “convinzione di fiducia anticipata” che poniamo nei confronti dell’educando. Questo è il fondamento della relazione educativa: l’anticipazione della speranza. È come dire: poiché tu non credi in te stessa/o, anticipo io al posto tuo la stima che tu, in questo momento di crescita, non hai. La differenza tra un educatore e una banca dovrebbe essere quella di dare un credito incondizionato di fiducia, senza la richiesta di fideiussioni e ipoteche varie a copertura del prestito di stima erogato». Tratto dalla pubblicazione “Come sopravvivere con un adolescente“, pp. 17-19.
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