«Riconosci che, quando dai a te stesso più amore, proprio allora hai più forza e più coraggio per affrontare quei comportamenti che vorresti cambiare, e cominci a neutralizzare i vecchi messaggi…». Virginia Satir
Da dove nascono i comportamenti disfunzionali? «Di un iceberg, noi vediamo solo la superficie che emerge, ma non ciò che lo sostiene. Di un essere umano, noi possiamo osservare il comportamento ma non, con immediatezza, ciò che lo anima. La parte che emerge rappresenta l’atto finale di un processo interno ed è su questa consapevolezza che dovremmo orientare la conoscenza dell’agire umano. Ad esempio, un bambino che maltratta un compagno di scuola è forse cattivo? Certamente no! Eppure, quante volte noi giudichiamo gli esseri umani per la punta dell’iceberg e non ci curiamo del perchè alcuni comportamenti assumono una direzione deviante o disfunzionale. Tentare di arrivare alla parte più profonda delle ferite, dei bisogni non accolti o delle zone d’infantile immaturità, è un obiettivo di primaria importanza al fine di chiudere i cerchi. Ognuno di noi ha le sue «zone d’ombra» (Carl Gustav Jung). La parte invisibile quanto più è massiccia, tanto più condiziona le nostre scelte, producendo determinati comportamenti disfunzionali al processo della crescita, della maturazione e della salute individuale.
Sentirsi amati per quello che siamo è l’aspirazione più profonda e autentica di ogni essere umano.
Facciamo due semplici esempi: non si diventa fumatori incalliti accendendo la prima sigaretta, come non si diventa obesi tuffandosi nel frigorifero in una notte di famelica avidità. Il fatto di diventare dipendenti dal tabacco o dal cibo ha le sue origini in parti nevrotiche del nostro iceberg psicologico. La nevrosi è il tentativo di porre rimedio a una legittima sofferenza, come affermava Jung, e dunque rappresenta un “surrogato”. Fumare come dei turchi o mangiare in continuazione sono dei surrogati, la parte visibile dell’iceberg; è però la parte invisibile la vera causa di questi comportamenti di dipendenza. Dove si trova la nostra piaga interiore? Per quanto tempo ancora essa continuerà a sanguinare? Quale convinzione errata ci sta bloccando? A quale bisogno non soddisfatto siamo morbosamente e passivamente legati? Da dove iniziare per far sì che il cerchio si chiuda, in modo definitivo? Sentirsi amati per quello che siamo è l’aspirazione più profonda e autentica di ogni essere umano. L’amore porta con sé l’accettazione incondizionata della nostra unicità, dei talenti in noi presenti e la loro rivelazione ci permette di crescere in modo sano, creativo e arricchente, poiché persone autentiche. Dovremmo tutti comprendere, un giorno o l’altro, che il fatto di non essere stati amati non pregiudica la possibilità di esserlo oggi. Come ha affermato San Giovanni della Croce: “Quando non c’è amore, mettete amore e lì troverete amore“».
Tratto dalla pubblicazione “Finalmente liberi La gioia di essere autentici” pp. 151 -153
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