Essere se stessi è la vera conquista dell’educazione.
Educare i figli all’autenticità è renderli liberi dentro, in grado di essere sempre in ascolto del proprio mondo interiore da cui si costruisce la relazione con quello esterno. Si educa quando si è capaci di donare autonomia e libertà di movimento.
Educare i figli all’autenticità è un dovere irrinunciabile del compito educativo. Solo chi ha una sua quota d’autonomia e una solida identità può concedere a un figlio di essere se stesso e di prendere il volo verso i suoi orizzonti. «Un figlio non dovrebbe mai diventare uno psicofarmaco atto a lenire le ferite di un adulto. Questo fatto, che può verificarsi con diverse intensità e dunque produrre danni di varia entità, è, per la crescita di un bambino, un vero e proprio terremoto psichico che si riverserà, in modo particolare, nella fase adolescenziale e, se non curato, nella successiva vita adulta. Che cosa diventerà un bambino dipende molto da come una madre e un padre saranno capaci di essere dei genitori autorevoli, in grado di prendersi carico e cura dei suoi bisogni infantili. Se un bambino è costretto a nascondere i suoi desideri, le pulsioni, i bisogni o i sentimenti che prova, è destinato a costruirsi una maschera da «falso Sé». Più questa maschera è spessa e più patologico sarà l’esito di questo processo mistificatorio. L’amore maturo è quello per cui la madre ama il proprio bambino nei movimenti di separazione da lei, negli slanci che egli compie per divenire autonomo e andare verso la realtà esterna al grembo materno. Il grembo stesso, a livello biologico, ha la funzione di contenere un embrione per favorirne la crescita e, completata l’opera, di partorirlo. La natura stessa ci insegna che qualsiasi processo vitale è segnato dal ritmo del continuo movimento verso l’evoluzione.
Un figlio cresce sereno se gli è concesso di esprimersi in ciò che sente e pensa.
Un figlio ha bisogno di rispecchiarsi in uno specchio fedele, che non distorca la reale natura del suo “intimo sentire”. Se egli si sente triste, deluso, allegro, energico, entusiasta, spaventato o arrabbiato, ha il diritto di poterlo esprimere senza avvertire che così facendo crea del disappunto o delle reazioni negative in chi si prende cura di lui. Un giorno, da bambino, mio padre mi portò al cinema a vedere un film comico. Alla prima scena divertente espressi la mia sana risata ed egli mi disse con tono di rimprovero: “Ridi piano!”. Da quel momento fu il film più tragico della mia vita e non riuscii più a essere me stesso. Può darsi che ridessi molto forte, ma quello era il mio modo di esprimermi; non ne conoscevo altri. Forse, sarebbe stato più giusto lasciarmi esprimere o sentirmi dire: “Che bello è vederti ridere così di gusto; però abbassa un po’ il tono della voce, altrimenti ridi così forte che non riusciamo a sentire le battute del film e a divertirci fino in fondo”. Probabilmente, in questo modo, io mi sarei adattato alla giusta richiesta di mio padre, senza provare vergogna per la mia risata. Ecco cosa vuol dire dare spazio alla natura spontanea di un figlio: permettergli di sentirsi rispecchiato in modo fedele alla natura dei suoi movimenti interni, senza castrarlo o farlo ritirare dentro delle corazze difensive, perché osserva e verifica che l’adulto non è in grado di accettare e validare l’autentica espressione del suo intimo sentire. I figli non sono proprietà dei genitori, poiché “non vengono da voi, ma attraverso di voi e non vi appartengono benché viviate insieme” (Khalil Gibran). Solo se si è consapevoli di questa grande verità è possibile divenire solidi e, al tempo stesso, flessibili educatori, che come “archi”, con gioia, si tendono per lanciare bambini e adolescenti verso il futuro». (Tratto dal libro “Educare? Sì, grazie. Riflessioni e stimoli per genitori in crescita” pp. 23-24). Educare i figli all’autenticità è un compito impegnativo, proprio perchè richiede una capacità di stare bene con se stessi per non proiettare sui figli le proprie paure, ansie o aspettative che nulla hanno a che fare con la natura e l’identità altrui.
Ti potrebbe interessare la pubblicazione Educare? sì Grazie. Anche in formato Ebook