Un giusto controllo è necessario per l’educazione dei figli
«La sensazione di poter esercitare un giusto controllo nell’educazione dei propri figli è fondamentale per sperimentare un senso di sicurezza, serenità e benessere individuale. Il problema che si pone è: che cosa significa esercitare un giusto controllo e come riuscirci?Non è facile rispondere a questi quesiti, a causa della complessità delle variabili che entrano in gioco. Innanzitutto, va chiarito che educare non è una relazione “da un io a un tu”, ma un processo di negoziazione “tra un io e un tu”. La relazione asimmetrica, se da una parte ha il dovere di porre una giusta distanza tra l’adulto e il minore, dall’altra non prevede un atto di cieca sottomissione dell’educando nei confronti dei propri educatori. Chi educa non può tenere sotto ferreo controllo la libertà dell’educando e reprimere il suo diritto a rivelare se stesso, poiché così facendo soffocherebbe il principio stesso dell’educazione, che è sostenere un soggetto verso la conquista della “vera libertà” e la piena espressione delle sue individuali potenzialità. Martin Heidegger ha affermato: “Le presenze possono essere pervadenti o invadenti”.
Una presenza educativa invadente asfissia le potenzialità di crescita dell’educando. Ad esempio, un genitore che abbia la pretesa di costruire la personalità del figlio secondo un proprio modello ideale, genererà figli con la struttura del «falso Sé» di Winnicott, dal carattere tendenzialmente debole, remissivo e inibito. Una seconda ipotesi è che essi si ribelleranno furiosamente, al punto da non riconoscere la presenza dei saggi insegnamenti ricevuti in famiglia. Una presenza pervadente, a differenza di quella invadente, emana autorevolezza e accompagna l’educando verso il pieno esercizio delle sue aspirazioni di crescita, in modo sensibile e intelligente al tempo stesso. Educare è, da questo punto di vista, un atto di servizio nei confronti dell’educando, un metterlo nelle condizioni di esprimersi in modo spontaneo e permettergli, al tempo stesso, di affinare il processo di autoconoscenza. In sintesi, possiamo affermare che il troppo controllo porta alla perdita del contatto con la parte più autentica e intima dell’educando, l’unica che dovrebbe emergere e prendere, con gradualità, il timone di comando del vascello autostima. Quando un bambino o un adolescente sono in contatto con la parte più saggia, profonda e intelligente di sé, sono in grado di discernere e di guidare se stessi nella direzione del Progetto Felicità».
(Tratto dal libro “Educare? Sì, grazie. Riflessioni e stimoli per genitori in crescita” pp. 96-97).
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