Aiutare un figlio a sintonizzarsi con se stesso, significa dargli la possibilità di divenire più maturo e consapevole di sé e di ciò che si muove nel suo mondo interno.
Educare un adolescente significa aiutarlo ad entrare in contatto con il proprio mondo interiore. È importante che nella comunicazione genitori figli vi sia la possibilità di entrare in un’intimità psicoaffettiva, attraverso cui si stabilisca uno scambio di idee, emozioni, sentimenti ed esperienze. Questa capacità di entrare in relazione è facilitata dall’empatia, che consiste nell’immergersi nel mondo dell’altro ma anche nel proprio. L’empatia, infatti, non è una funzione diretta soltanto verso l’altro ma anche verso se stessi. Se un genitore non è in contatto con il proprio mondo interiore come potrà divenire uno specchio in cui il figlio potrà riconoscere il colorito mondo delle emozioni e dei sentimenti? Entrare in contatto con se stessi, significa conoscere la natura dei propri sentimenti, Il significato di determinate esperienze vissute durante l’infanzia o la propria adolescenza. Sono molte le emozioni e sentimenti che l’essere umano può sperimentare: gioia, disgusto, tristezza, paura, rabbia, indecisione, confusione, ecc. Ogni adolescente deve imparare a porsi delle domande che lo aiutino a riflettere e a prendere coscienza di sé. È importante favorire il processo della riflessione, soprattutto in determinate situazioni in cui l’adolescente si fa travolgere dalle sue emozioni. In questi casi è utile che un ragazzo possa rivedere il proprio comportamento o analizzare una determinata esperienza in un secondo momento, consultando la bussola dei valori. Un genitore può aiutare un figlio a rivedere la natura del proprio mondo interno attraverso la funzione di feedback. Se un genitore presta attenzione alle reazioni fisiologiche (sudorazione, rossore, tensione muscolare) che il corpo dell’adolescente manifesta, può attraverso questi segnali aiutare il figlio a prendere coscienza di ciò che sta provando dentro di sé. Ad esempio, quando un figlio ritorna a casa da scuola più che chiedergli come è andata, sarebbe utile dargli un feedback: “Dall’espressione del tuo volto noto che sei molto stanco; hai avuto una giornata pesante questa mattina? Se ti va, mi farebbe molto piacere condividere con te la tua esperienza”. Un’altra modalità potrebbe essere la seguente: “Sono felice di rivederti; come ti senti in questo momento?”. Grazie a questo atteggiamento un genitore diventa presente nella vita del figlio senza essere invadente o oppressivo. I figli hanno bisogno di sentire che i genitori si interessano a loro, ma al tempo stesso desiderano sentirsi rispettati e liberi di scegliere quando esprimere ciò che pensano o provano. Non è forse vero che questa regola vale anche per noi adulti?
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Mi trovo pienamente d’accordo con il suo pensiero, io però aggiungerei una premessa: i genitori devono essere “sintonizzati” con sé stessi per poter sintonizzarsi con i figli e sappiamo che spesso questo è un nodo molto critico. Se fosse possibile un articolo su questo leggerei con interesse. Grazie moltissime.
Sì, è proprio così. Crescere dentro di sé è il miglior modo per sostenere la crescita altrui. Grazie.