Il coraggio di chiedere aiuto!
Nascondere la propria verità è affondare ogni giorno nella pece nera dell’angoscia esistenziale.
Ci sono notizie che è difficile commentare. Quali parole possono dare senso al dramma di una madre che uccide due figli di sette e nove anni e poi si suicida, lasciando due lettere (“adesso soffri tu”, ha riportato un quotidiano) al marito? Marisa è descritta come una madre affettuosa, sempre presente nella vita dei figli, che non aveva mai dato segno di vivere una profonda crisi esistenziale. Il dramma più grande è quello che non viene annunciato e coglie tutti di sorpresa, perchè come si può immaginare che una madre tolga la vita ai propri figli? Si fa fatica a prendere atto di una realtà così cruda e sconvolgente eppure è doveroso, per evitare che si ripetano altri drammi come questi, affermare che la disperazione diventa istinto di morte solo quando non vi è il coraggio di aprirsi e di chiedere aiuto. Tutti possiamo cadere nel baratro dell’infelicità esistenziale, della non realizzazione dei propri bisogni affettivi, della frustrazione alle aspirazioni più profonde del nostro essere. Se questa donna non aveva fatto trapelare nulla della sua profonda angoscia, significa che aveva imparato a nasconderla, a recitare un ruolo di infermiera, moglie e madre con un alto senso del dovere morale cui non corrispondeva un’autentica serenità e libertà interiore. Non si diventa liberi senza la verità, perchè solo la verità ci consente di fare chiarezza, di chiamare le cose con il loro nome, di affrontare i mostri che ci opprimono dentro. Nascondere la propria verità è affondare ogni giorno nella pece nera dell’angoscia esistenziale. E’ come essere inghiottiti da un pozzo nero che, più passa il tempo, più rende oscura la visione del futuro e senza un futuro dove vi sia la speranza è difficile apprezzare il dono della vita, anche quello immenso di avere due figli. Ed è così che il male di vivere, come un mostro dalle fauci aride di pietà, non si ferma nemmeno davamo all’innocenza di due creature che avevano tutto il diritto di crescere e di andare verso il futuro. Non voglio credere che questa madre sia stata consapevole del suo gesto di avvelenare i suoi figli, perchè questo sarebbe un atto totalmente inumano e contro natura. Voglio credere che la sua mente, il suo cuore e il suo spirito erano totalmente incapaci di intendere e di volere perchè sommersi da un oceano d’angoscia e di dolore tenuto nascosto per troppo tempo ed esplosi in una lucidità mentale (la preparazione dell’omicidio) dettata dalla disperazione e (sembrerebbe) da un sentimento di “vendetta” nei confronti della felicità altrui, percepita come un’indifferenza nei confronti della propria. E’ lecito soffrire ma è proprio per questo che è necessario aprirsi, confidarsi, chiedere aiuto, non provare vergogna del proprio malessere o difficoltà. Se la disperazione diventa disperanza il mare scuro del male assoluto prende il sopravvento e si sprofonda nel peggiore degli inferni: quello del buio senza pace, senza speranza, senza futuro.