Essere nel presente, guarire e diventare liberi.
La gioia di essere in viaggio guidati dal vento dell’amore, ci permette di essere liberi per davvero e di muoverci con un animo pulito lungo le rotte della vita.
Come si riconosce il cammino verso la pace? Nella mitologia indù si dice che ci sono tre maniere di distinguere una creatura divina da un comune mortale quando, scendendo sulla terra, assume una sembianza umana. Queste creature hanno l’aspetto di uomini o donne normali e dunque non c’è nulla nel loro modo di camminare, di mangiare o di comportarsi che ne possa svelare l’identità. Tuttavia, qualora si guardi con attenzione, ci sono tre segnali che si possono osservare e basta uno di questi per scoprire il carattere divino della persona. Quali sono questi tre segnali? Sono i seguenti: non battono le palpebre, non fanno ombra e non lasciano orme. Quale significato può avere questa leggenda? Innanzitutto, cosa vuol dire non battere le palpebre? Significa che essere veramente immersi nella realtà spirituale non fa mai perdere mai il contatto col mondo della realtà che ci sta intorno. Il segno della saggezza è dunque la capacità di vivere pienamente il proprio presente. Chiudere le palpebre vuol dire perdere momentaneamente il contatto con la realtà. Nella tradizione greca gli occhi della civetta sempre aperti indicano saggezza, mentre nella tradizione indiana ciò viene trasmesso dagli occhi del pesce che non si chiudono mai. Chiudere gli occhi ha la simbologia di perdere il contatto con la realtà, di vivere nel passato o nella fantasticheria di un futuro che non ha nulla a che vedere con la progettualità ma solo con l’evasione mentale. Ad esempio, molte persone che fanno fatica a individuare lo scopo della loro vita tendono a stare sveglie di notte e a dormire di giorno o a dormire più ore del necessario fisiologico. Svegliarsi tardi invece che la mattina presto, può indicare una difficoltà ad affrontare la sfida dell’autorealizzazione e divenire persone che vivono a gonfie vele l’avventura della vita. La saggezza sta nella capacità di dire no alla fuga dalla realtà ed affermare con determinazione: “Voglio avere gli occhi ben aperti, non voglio allontanarmi dalla realtà”. Tenere gli occhi ben aperti vuol dire essere presenti al nostro presente, guardare ciò che realmente sta accadendo, vedere ciò che realmente vediamo, non lasciarsi deformare né inquinare da ciò che è stato o da farneticazioni mentali.
Vivere senza fare ombra è un tornare a noi stessi.
Che cosa vuol dire non fare ombra? Quando dei vissuti di dolore del passato non sono portati alla soglia della consapevolezza e, di conseguenza, non vengono metabolizzati essi continuano a influenzare la nostra vita psichica, portandoci a compiere delle scelte immature, ad avviare delle relazioni malate o a instaurare dei comportamenti disfunzionali. Bisogna prendersi cura della nostra parte ferita per evitare che continui a fare un’ombra togliendo la bellezza della luce in noi presente. Nasciamo per essere alberi vitali che crescendo esprimono e donano al prossimo il frutto dell’impegno personale a maturare. Vivere senza fare ombra è un passaggio di crescita, è un tornare a noi stessi, nello stare bene e in armonia.
Il guaio di lasciare orme sulla sabbia non è soltanto perché quest’ultima resta segnata dal piede, ma soprattutto perché il piede resta segnato dalla sabbia.
Dedichiamoci ora al tema di non lasciare orme. La Bibbia attribuisce a Dio questa virtù celestiale: “Sul mare passava la tua via, i tuoi sentieri sulle grandi acque e le tue orme rimasero invisibili” (salmo 76, 20). Dio compie meraviglie con una tale naturalezza che, proprio per questo, gli uomini si meravigliano delle sue grandi opere. Il guaio di lasciare orme sulla sabbia non è soltanto perché quest’ultima resta segnata dal piede, ma soprattutto perché il piede resta segnato dalla sabbia. La sabbia rappresenta la materialità che, attaccandosi alla pianta del piede e infilandosi tra le dita, ci fa perdere di vista ciò che ha davvero valore: l’amore, la pace, la crescita spirituale, le relazioni autentiche, i valori, ecc. Se ci attacchiamo alla materialità ci trasciniamo dietro un bagaglio di egoismo, di possesso, d’avarizia o di cupidigia che possono frenare il cammino verso la pace, l’armonia e l’equilibrio. Arrivare in tutti i luoghi e non fermarsi in nessuno, andare e venire, entrare con dolcezza ma andarsene in allegria: ecco cosa significa non caricare la nostra mente con pensieri che diventeranno i tiranni della nostra esistenza. Saper camminare con la leggerezza della libertà interiore non ha nulla a che vedere con l’affanno, l’invidia e/o la rabbia maligna di chi è schiavo del passato, delle ferite e della brama del potere. La gioia di essere in viaggio verso le stelle, guidati dal vento dell’amore, ci permette di essere liberi per davvero e di muoverci con un animo pulito lungo le rotte della vita.
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