Sì e no autentici!
La coerenza interiore è la nostra vera forza. Grazie ad essa ci poniamo in una posizione di solidità psicologica nell’affrontare le relazioni e le sfide di ogni giorno.
«Quando diciamo sì e dentro sentiamo no, oppure quando affermiamo no e dentro urla un sì, diventiamo incongruenti con l’intimo autentico Sé. E’ come se perdessimo parte della nostra integrità e questo non ci fa stare bene. Ogni sì e ogni no, dovrebbero essere fedeli a ciò che sentiamo giusto per noi in quel momento. Tante volte mi sono trovato in questa situazione di malessere interiore, in cui avvertivo la perdita del mio potere personale. Ho molto imparato da mia figlia Vanessa, la primogenita, il potere di essere integri o meno, tramite i sì e i no che si pronunciano. I bambini sanno perfettamente essere in contatto con l’intimo sentire e non hanno esitazione nel decidere, ad esempio, se una persona gli piace meno. La loro spontaneità, in certi casi, è davvero disarmante. Ma è così che essi crescono per davvero e mantengono intatta nel tempo la facoltà di ascoltarsi, scegliere e agire di conseguenza, con totale coerenza alla natura del loro “vero Sé”. Molte volte dicendo no ci sentiamo egoisti e le persone esperte di manipolazione sanno come farci sentire “colpevoli e cattive” se osiamo esprimere un gentile diniego alle loro vampire richieste; ma non sempre una richiesta può essere esaudita. Il vero egoismo è dire sempre no e soddisfare unicamente il proprio ego infantile e narcisista. E’ certamente più facile dichiarare dei sì che dei no: si ottiene l’approvazione altrui, aumenta l’indice di popolarità e si è voluti bene più facilmente. E’ giusto dire sempre dei sì? Dio dice sempre dei sì? Non mi risulta. Dio ci insegna che non dobbiamo disonorare un padre e una madre, uccidere, rubare, desiderare ciò che è di altri, ecc. Se ciò che ci viene richiesto in un dato momento è nelle nostre forze fisiche e psicologiche, nonché aderente ai valori in cui crediamo, è giusto pronunciare un radioso e congruente “Sì”!
Quando avvertiamo che una determinata situazione è causa di oppressione, di malessere o di soffocamento, dovremmo trovare il coraggio di dire un deciso no.
E’ bello dire “sì”, quando lo sentiamo vibrare dentro il cuore ed è altrettanto bello pronunciare, con il tono di voce giusto, un fermo no, quando esso esprime un legittimo bisogno di riposo o il desiderio di affermare dei valori che non coincidono con quanto ci viene richiesto di compiere. I bambini, ad esempio, sanno essere coerenti con il loro intimo sentire in modo molto diretto. Anche noi lo sapevamo fare da bambini. Assaggiavamo una nuova pietanza e, se ci piaceva, aprivamo la bocca per richiederne dell’altra; in caso contrario, la sputavamo fuori. Era il modo non verbale di dire un sì e un no. E funzionava! Le pressioni ambientali a farci piacere ciò che non corrisponde ai nostri gusti culinari sono, come abbiamo già affrontato nel primo capitolo, una forma di mistificazione:
- “Se vuoi bene alla mamma, finisci tutto il cibo”.
- “Mangia questo che ti fa bene…”.
- “Lo sai che ci sono tanti bambini che muoiono di fame e mangerebbero qualsiasi cosa se fossero al tuo posto?”.
Come si fa presto a creare confusione nella mente di un bambino! Da una parte egli sperimenta un gusto sgradevole e dall’altra si sente colpevole se non lo mangia. Un “no” e un “sì” appartengono a tutte le aree della vita umana. Quando avvertiamo che una determinata situazione è causa di oppressione, di malessere o di soffocamento, dovremmo trovare il coraggio di dire un deciso no. Vi sono persone che con i loro comportamenti ledono il senso della nostra dignità; a essi bisogna ribellarsi con la forza di un temporale estivo e, senza troppi scrupoli, spazzarli via. La capacità di esprimersi in modo coerente all’intimo sentire ci permette di assumere la direzione della propria vita e di rimanere fedeli ai valori in cui crediamo. Inoltre, in questo modo forniremo nutrimento all’autostima, perché saremo sempre in grado di farci rispettare e di dare spazio alle molteplici manifestazioni del “vero Sé”». (Tratto dalla pubblicazione “Finalmente liberi La gioia di essere autentici” pp. 282-284).
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