“Il Mozart della comunicazione”.
«Le persone possono trionfare, nonostante vengano calpestate e, malgrado il suolo povero, esse possono comunque crescere e fiorire». Milton Erickson
Quel gran genio di Milton Erickson! Potrebbe sembrare un affermazione esagerata ma non la è. Milton Erickson è stato un uomo che ha innovato, forse più di tutti, la visione dell’uomo e delle sue potenzialità di crescita e guarigione. Milton Hyland Erickson nasce il 5 dicembre del 1901 in una famiglia che si era trasferita ad Aurum un piccolo paese del Nevada. La sua storia è un esempio di come il potere dell’immaginazione unito alla forza di volontà rappresentino una formula chimica esplosiva per superare difficoltà e accedere al mondo delle latenti potenzialità. Milton Erickson era daltonico, dislessico e affetto da sordità tonale e non poteva né riconoscere né eseguire i ritmi tipici della musica e delle canzoni. Queste difficoltà stimolarono in lui il desiderio della ricerca e della curiosità, due leve fondamentali per accedere al mondo delle risorse interne. All’età di diciassette anni Erikson fu colpito dalla poliomielite che lo rese paralizzato in tutto il corpo. «Preso il diploma liceale nel giugno del 1919. In agosto sentii tre medici, nell’altra stanza, dire a mia madre: “Il ragazzo morirà prima di domani mattina”. Dato che ero un ragazzo normale, mi sentii offeso. Il nostro medico di campagna aveva fatto venire per consulto due uomini da Chicago, e questi venivano a dire a mia madre: “Il ragazzo morirà prima di domani mattina”. Ero furibondo. Che idea, quella di dire a una madre che suo figlio morirà l’indomani mattina. E’ una cosa infame! Poco dopo mia madre venne nella mia stanza, col viso sereno. Dovette pensare che stavo delirando, perché io insistetti che spostasse la grande cassapanca che avevo in camera, girandola in modo diverso vicino al letto. Lei lo spostò in un certo modo, e io continuai a fargliela spostare avanti e indietro sino a quando non mi andò bene. La cassapanca mi impediva di vedere fuori dalla finestra, e per nulla al mondo avrei voluto morire senza vedere il tramonto! Ne vidi solo la metà. Rimasi senza conoscenza per tre giorni. Non dissi niente a mia madre. E neanche lei mi disse niente»[1].
Condurre se stessi verso la guarigione, significa porsi degli obiettivi specifici. Bisogna sempre puntare a un obiettivo concreto, nell’immediato futuro. Egli non aveva nessuna intenzione di rimanere paralizzato e iniziò, da solo, a concentrarsi mentalmente utilizzando l’immaginazione ideomotoria per riprendere l’uso del corpo. L’unica cosa che poteva muovere erano gli occhi. Fu così che decise di “divertirsi” osservando le persone e l’ambiente con acuta analisi. «Ben presto imparai che le mie sorelle potevano benissimo dire “no” quando volevano dire “sì”. Oppure potevano dire “sì” e contemporaneamente intendere “no”»[2] Utilizzare uno stato di difficoltà per accedere al mondo delle risorse interne è una scelta che ogni essere umano può decidere di compiere invece di autocommiserarsi o continuare a chiedersi: “Perchè proprio a me doveva capitare una disgrazia simile?”. Nessuno può utilizzare risorse che non sono già presenti dentro di sé, ma il solo fatto di non conoscerle ci rende ciechi davanti a esse, costringendoci a rimanere chiusi nel buio dell’ignoranza. Milton Erickson nutriva una grande fiducia nel potere di guarigione e nell’orientamento verso il futuro. Egli era stato stimolato, dalla sua situazione di salute precaria, ad “andare oltre” i limiti fisici, utilizzando, in primis, il potere dell’immaginazione che è il linguaggio con cui si esprime il nostro inconscio. Per Erickson l’inconscio è come un grande serbatoio di risorse che vanno attivate attraverso le immagini, le idee, i simboli e l’uso delle metafore. Come ci riporta Ernest Rossi: «Il modo in cui Milton si riprese, costituisce uno dei racconti di auto-guarigione e scoperta più affascinante che io abbia mai sentito. Quando si svegliò dopo quei tre giorni, si trovò quasi del tutto paralizzato: sentiva i suoni molto bene, vedeva e poteva muovere le pupille, poteva parlare, con grande difficoltà, ma per il resto non poteva fare nessun altro movimento. Nella sua comunità rurale non esisteva nessuna struttura per la riabilitazione, e a detta di tutti egli sarebbe rimasto senza l’uso degli arti per tutto il resto della sua vita. Ma la sua acuta intelligenza continuò a lavorare. Egli imparò, per esempio, standosene tutto il giorno a letto, a fare dei giochi con la mente, interpretando i suoni che gli provenivano dall’ambiente: dal suono che faceva la porta della stalla nel chiudersi, e dal tempo che impiegavano i passi a raggiungere la casa, lui riusciva a dire di che persona si trattava e di quale umore era». [3].
Milton Erickson è morto il 25 marzo del 1980 all’età di settantotto anni. A cinquantuno anni aveva subito un secondo attacco di poliomielite che affrontò con le sue innovative strategie. Negli ultimi anni rimase in sedia a rotelle, affrontando il dolore oramai cronico con l’autoipnosi. Erickson fu un maestro e un precursore, era un allenatore dell’anima ante litteram, spirito libero e dotato di una gigantesca fiducia nelle risorse presenti all’interno dell’essere umano cui associava il duro e, a volte, faticoso sforzo personale: «Spesso utilizzava l’analogia del fiore cresciuto in una fessura del marciapiede: le persone possono trionfare, nonostante vengano calpestate e, malgrado il suolo povero, esse possono comunque crescere e fiorire. Ma credeva anche che le persone, come quelle piante, dovessero lavorare sodo. Diceva sempre: “Se un pulcino sta tentando di uscire dal guscio, non puoi aiutarlo troppo. Se lo fai, il pulcino non svilupperà mai la sua forza per superare l’ostacolo che lo separa dall’avere una vita”»[4]. Egli è stato definito dal suo amico Gregory Bateson come il “Mozart della comunicazione”. Grazie a Milton Erickson oggi disponiamo di numerosi strumenti d’evoluzione personale per sognare in grande, sapendo che per realizzarli occorre l’impegno di ogni giorno nel raggiungere ciò che desideriamo poiché, come lo stesso Erickson ci ricorda: «Un obiettivo senza una data è solo un sogno». Ed è proprio per questo che ho ideato un workshop per entrare nel mondo di Milton Erickson al fine di assorbire i suoi insegnamenti e le sue innumerevoli intuizioni ascoltando i suoi racconti didattici, la sua biografia e la sua persona. Sarà un’esperienza altamente formativa che ci permetterà di allargare le nostre attuali cornici mentali e di divenire più fiduciosi e desiderosi di continuare a percorrere con rinnovata fiducia il viaggio della vita.
[1] Milton H. Erickson, La mia voce ti accompagnerà, Casa Editrice Astrolabio, Roma, 1983, p.39
[2] Milton H. Erickson, La mia voce ti accompagnerà, Casa Editrice Astrolabio, Roma, 1983, p.35
[3] Ernest Rossi, Guarire con l’ipnosi, vol. I, Astrolabio, 1985.
[4] Betty Alice Erickson e Bradford Keeney, Milton H. Erickson Un guaritore americano, Edizioni Dialogika, Milano, 2011, p. 3.
Ti potrebbe interessare il workshop da me condotto: “Conoscere Milton Erickson” che si svolgerà a Verona, Sabato 26 ottobre 2019. Quota di partecipazione €95,00 / Soci Evolution Club €75,00.
Vuoi diventare socio dell’Evolution Club? Scopri come “socioevolutionclub”