Tutto tace ma noi sappiamo ascoltare?
Il dialogo più riuscito è quello in cui si osserva il silenzio.
Se è vero che non tutto il male viene per nuocere imparare l’arte dell’ascolto nei tempi del Covid19 è un’opportunità per ritornare a noi stessi e per stabilire una più intima dimensione relazionale con chi ci vive accanto. In questi giorni nei piccoli paesi e nelle grandi città si vive un isolamento totale e nelle vie non c’è più il rumore delle frenetiche corse al lavoro, ai centri commerciali o a scuola. Tutto questo silenzio è un invito che ci viene rivolto per assumere un atteggiamento volto a poter ascoltare la realtà del mondo interiore e altrui. L’ascolto presuppone il silenzio. Il rumore interno (elucubrazioni mentali, pensieri ossessivi, stati d’animo agitati) ed esteriore (tv o smartphone sempre accesi) ci impediscono di stabilire una profonda connessione intra ed inter personale. La formazione al silenzio inizia quando prendiamo contatto con noi stessi per scoprire e incontrare quel “centro interiore”, il nostro “Sé”, da ciò si origina tutta l’attività dell’uomo. E’ grazie a questo silenzio che diveniamo consapevoli di chi siamo e di cosa vive nella parte più autentica del “sé” e, di conseguenza, possiamo poter prendere in mano le redini della nostra esistenza. Il silenzio interiore è una lenta esplorazione e una presa di contatto con la realtà intrapsichica su cui si costruisce la conoscenza di sé e la solidità dell’essere.
Il silenzio è come un’abitazione che va costruita, giorno dopo giorno, dentro di noi.
Il silenzio è come un’abitazione dove possiamo raccoglierci per riflettere, per meditare, per purificarci dalle scorie radioattive che provengono dall’ambiente esterno e per sedimentare il turbinio dei pensieri e delle emozioni che come cavalli senza briglia si agitano in noi. Il silenzio rappresenta una dimensione spirituale e un’opportunità per promuovere l’ascolto profondo di sé, al fine di rimettere ordine nel nostro disordine. Ed è proprio grazie a questa abitazione interiore che possiamo accogliere l’altro per incontrarlo dove lui si trova, soprattutto quando egli ha bisogno di risolvere dei conflitti interni causati da uno stato di confusione, di incertezza, di rabbia o di disarmonia. E’ bene ricordare che la nevrosi nasce sempre da conflitti non risolti, da bisogni non soddisfatti, da tensioni che non trovano una giusta canalizzazione. E’ il silenzio interiore che ci permette di mettere l’altro al centro della propria attenzione. Ad esempio, quando un figlio si sente ascoltato in questo modo avverte di essere compreso e non c’è più bella sensazione che sentirsi ascoltati con totale attenzione e interesse da parte di un’altra persona. Abbiamo tutti un enorme bisogno di essere ascoltati veramente, perchè l’ascolto è come una rugiada per l’anima, una luce calda per il freddo del cuore, un pettine che scioglie i nodi del passato, un balsamo che cura le piaghe delle ferite interiori. Ascoltare è un atto decisamente più impegnativo che parlare a qualcuno, perchè l’ascolto ci chiede di staccarci da nostri interessi, di uscire dagli stretti schemi mentali in cui ci siamo insediati per far sì che la realtà del “tu” diventi per noi un’esperienza d’incontro e non di pregiudizio o stanca sopportazione. L’ascolto è la risposta più bella che si può sperimentare ed offrire (a noi stessi e all’altro), perchè soddisfa quella nativa aspirazione dell’essere umano di sentirsi accolto e di comunicare a qualcuno la realtà del proprio mondo interiore. Ascoltare significa donare se stessi, il proprio tempo, le proprie energie per far fiorire l’intimità della condivisione autentica. Ognuno di noi è come un libro che può essere letto solo se noi lo vogliamo aprire e questo accade quando avvertiamo nell’altro il desiderio di sfogliarlo con rispetto, delicatezza e sacra attenzione. Imparare l’arte dell’ascolto nei tempi del Covid19 ci offre l’opportunità di aprire le pagine della nostra vita a chi ancora non le conosce e di far sì che l’altro faccia altrettanto con noi.
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