La ricerca della felicità.
Vi è urgente bisogno di una nuova rivoluzione copernicana che metta il valore dell’autenticità e del benessere personale al centro del focus educativo.
Genitori perfetti o genitori felici? Ho ascoltato molte confidenze di genitori in crisi nello svolgimento del loro ruolo educativo, a volte oppressi da sensi di colpa per gli sbagli commessi di cui avevano preso tardivamente coscienza. Educare è davvero il compito più difficile e impegnativo da svolgere. Non è retorica, è un dato di realtà. Se educare fosse così facile, da dove nascono tutte le forme di disagio, malessere psicologico e sofferenza psichica che affliggono così tante persone? L’ansia di essere dei genitori perfetti, in grado di educare in modo eccellente i propri figli, è, in effetti, un falso problema. Posso affermare, senza ombra di dubbio, che i figli non desiderano dei genitori perfetti, ma delle “persone” felici di affrontare il viaggio della vita. Ma come si raggiunge questo stato di gioia che corrisponde al principio della realizzazione personale? Come ho avuto modo di scrivere:
«Quando alimentiamo l’albero dell’essere donne e uomini in continuo e costante miglioramento, si diventa più vitali, equilibrati, solidi, efficienti, mentalmente lucidi e consapevoli; ciò ci consente di divenire più incisivi ed efficaci nello svolgimento delle proprie funzioni educative. Se invece di restare nel fiume in secca di un ruolo in cui ci troviamo, risalissimo alla fonte dell’essere persone che imparano e si mettono onestamente in gioco, potremmo produrre molta più energia, dinamismo e creatività pedagogica. L’educazione richiede coerenza, pazienza, consapevolezza, spirito d’accoglienza e saggezza. Queste sono delle qualità e non delle abilità. Ai miei esordi educativi ero molto teso ad affinare le mie abilità, ottenendo risultati mediocri. In un secondo momento, ho compreso che essere molto abili ma incapaci di emanare autorevolezza non permette di incidere in modo profondo e di catturare l’attenzione altrui. Gli educandi, ancor prima di ascoltarci, ci sentono con i pori della pelle psichica e avvertono quanto siamo persone congruenti, oneste, sufficientemente mature e capaci di confrontarci a viso aperto con il loro mondo intrapsichico. L’unico modo per essere educatori autorevoli è lavorare su di sé, in modo tale che il “di fuori” (le azioni) coincida con il “di dentro” (la dimensione dell’essere). Le parole passano, i gesti rimangono. Una predica dura il tempo della sua messa in onda ed è respinta; un abbraccio è sentito e rimane dentro per tutta la vita». Genitori perfetti o genitori felici? I figli desiderano incontrare delle persone che indichino loro in che modo sia possibile costruire il “progetto felicità“. Tratto dalla pubblicazione “Educare? Sì, grazie“, pp. 10,11.
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