L’uccisione di Willy: una sconfitta per tutti noi!
L’omicidio di Willy ha drammaticamente riportato in primo piano come siamo una società che ha in parte dimenticato il significato della parola educazione. Questa morte è una sconfitta che ci riguarda tutti ma anche un monito per invitarci ad agire in prima persona a favore di un impegno educativo che, a diversi livelli e ruoli, riguarda ciascuno di noi.
Ma chi educa i nostri figli? La morte di Willy ha scosso tutta l’Italia per l’efferatezza di un omicidio che nasce dal totale vuoti di valori e dalla cultura del narcisismo. Ma dove sono alcuni genitori? Dove sono le istituzioni? Che cosa stiamo facendo per investire nell’educazione dei nostri adolescenti? E’ terribile quello che è accaduto a un ragazzo innocente che ha avuto il coraggio d’intervenire a difesa di un suo amico. La violenza di chi lo ha colpito senza alcuna pietà per i suoi gemiti e la richiesta di smettere è un segnale d’allarme per tutta la società. Ragazzi super palestrati che si fanno selfie per autocelebrarsi e che inneggiano alla violenza come stile di vita e affermazione della propria invincibilità. Dove sono cresciuti questi ragazzi? Di che cosa si sono nutriti nel corso della loro crescita? Con quali adulti e modelli di vita si sono confrontati? La morte di Willy è una sconfitta per tutti noi ma deve essere anche un monito per reagire con decisione e fermezza in ogni cellula della società. Troppi giovani sono ubriachi di violenza, di droga, di una ricerca del piacere a tutti i costi e di un culto della propria immagine esteriore che li rende ciechi al vero senso della vita. In questa storia c’è tanta tristezza, tanto dolore e un senso di sgomento che non ci devono portare alla sola reazione emotiva ma alla determinazione di costruire dei progetti pedagogici a favore degli adolescenti e degli adulti che forse, per la prima volta nella storia, sono in seria difficoltà nell’educare le generazioni più giovani. Willy è figlio di tutti noi, come lo sono i suoi carnefici assassini. Se non comprendiamo che la sola condanna di un gesto così violento non ci assolve dalle nostre responsabilità educative, terminata l’onda emozionale tutto ritornerà come prima e questo sarebbe ancora più grave di ciò che è successo. Sarebbe come far morire Willy una seconda volta e lasciare i suoi genitori nel buio di una disperazione senza consolazione. Questo è il tempo di battersi per un educazione che metta i sani valori del rispetto per la vita, per il prossimo e anche per se stessi al primo posto. Solo così il senso più bello dell’umanità insita in ogni bambino che nasce, potrà crescere, maturare e diventare una persona saggia, capace di amare, di costruire un futuro a misura della sua umanità e di donarsi al prossimo.
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