Superare la mistificazione
È giunto il momento di mettersi all’opera, tirarsi su le maniche, fare il bucato al passato, togliere le macchie nere e indossare gli abiti freschi di sgargianti colori per celebrare la gioia di vivere del presente.
«È strano verificare che quando qualcuno ci invita ad assumere la responsabilità verso il proprio mondo interiore, a divenire coscienti del fatto che sta a noi decidere quali sensazioni, emozioni, sentimenti e atteggiamenti mentali assumere, si trovino mille giustificazioni per dire che “è difficile”, “è troppo impegnativo”, “gli altri mi sono di ostacolo”, “è impossibile ottenere la pace interiore”, “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”, ecc. (…) Se sino a questo momento non abbiamo imparato a farci rispettare e a decidere che cosa ci fa stare realmente bene, da oggi lo possiamo apprendere. Tutto si apprende. Dire che “è difficile” è un alibi con cui giustifichiamo la disagevole ma “comoda” situazione in cui ci troviamo: disagevole, perché sino a quando siamo lontani dall’autenticità dell’essere si è inquieti, e comoda, poiché lo stare immobili non richiede impegno, sacrificio e l’assunzione di rischi. Eppure, come mai non è stato così difficile imparare a non essere autenticamente se stessi? La risposta è sin troppo ovvia: abbiamo talmente consolidato dei modelli di comportamenti non autentici e disfunzionali da renderli automatici e farli apparire come un tratto naturale della nostra personalità. Diventa così del tutto spontaneo vergognarsi di sé, sentirsi fuori posto, rendersi invisibili, mostrarsi sempre accondiscendenti, nascondere la rabbia e indossare le maschere idonee a compiacere le richieste altrui.
Basta lamentarsi o trovare giustificazioni!
È giunto il momento di mettersi all’opera, tirarsi su le maniche, fare il bucato al passato, togliere le macchie nere e indossare gli abiti freschi di sgargianti colori per celebrare la gioia di vivere. Solo in questo modo saremo “finalmente liberi” dal processo della mistificazione, che è all’origine di tanti malesseri psicologici e causa delle relazioni affettive malate. So di cosa sto parlando; ci sono passato in mezzo alla tempesta mistificatoria e ne ho pagato le conseguenze, perché da mistificati non si è mai realmente liberi di scegliere che cosa ci fa stare veramente bene e che cosa sia veramente giusto fare della propria vita. Una cosa è certa: le papille gustative del «vero Sé» non muoiono mai! Possiamo farle anestetizzare, ma appena l’effetto dell’anestesia cessa, esse ritornano a sentire quello reale e non ciò che altri hanno scelto per noi» (Da “Finalmente liberi”, pp. 25, 26, 27). E il viaggio continua… Grazie.
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