La rigidità è una gabbia per la libera espressione del sé.
Gli uomini tutti d’un pezzo sono apparentemente inscalfibili, ma non possono fare i contorsionisti. Gli uomini con le spalle larghe danno molta sicurezza, ma restano incastrati nell’igloo.
Affidarsi alla vita è sciogliere la rigidità! Non affidarsi può portare a diverse conseguenze: innanzitutto, c’è chi affronta la vita in modo rigido. La rigidità rivela una mancanza di flessibilità e la prevalenza di modelli mentali schematici. La realtà viene scissa in modo manicheo, dicotomico, come se il mondo fosse diviso da una linea che da una parte mette i buoni e dall’altra i cattivi (la maggior parte di noi ha in sé spazi di luce e zone d’ombra che convivono e si mescolano tra di loro in modo dinamico e imprevedibile). Chi si affida alla rigidità incontra delle difficoltà soprattutto a livello affettivo. Mi ricordo di un uomo che venne a trovarmi ponendomi questo quesito: «Vorrei innamorarmi, ma non ci riesco. Come posso fare?». Tutta la sua vita era stata impostata a livello cerebrale. Questo gli aveva permesso di ottenere ottimi risultati a livello scolastico e professionale, ma per quanto concerne i sentimenti era un frigide. Si trattava di iniziare un processo di sbrinamento, lento e graduale, per permettergli di recuperare questa sua dimensione di cui, per la prima volta, avvertiva la mancanza (grazie a una forte somatizzazione). La persona rigida può vivere molti anni senza accusare il minimo disturbo a livello somatico, proprio perché ha una struttura di cemento armato: tutto viene incasellato, controllato, tenuto sotto controllo e nessuno può mettere in discussione la propria imponente costruzione. Chi è rigido non accetta di mettersi in discussione, difficilmente si fa scrutare da un occhio indagatore e rigetta un lavoro di profonda introspezione per il semplice fatto che ritiene di non averne bisogno e, soprattutto, per il timore di doversi rivelare nella sua fragilità.
La rigidità provoca un blocco dell’energia vitale, in quanto non lascia spazio allo scorrimento di idee, novità, nuove visuali e creatività.
Cercare di sfondare il portone di una caserma con tanto di filo spinato e trincee di difesa, è un’impresa da evitare. Vi sono molte persone che tentano di smuovere l’altrui rigidità; risultato?Rinforzano ancora di più la rigidità ritrovandosi spossate e con niente in mano. Non si può spostare chi ha deciso di ancorarsi a delle rigide convinzioni, perché quelle credenze fanno parte della sua mappa del mondo, in cui ritrova se stesso e la propria identità. La struttura rigida si intesse di un canovaccio ripetitivo, in quanto più si è rigidi e meno opportunità di spostamento flessibile si hanno. La rigidità provoca un blocco dell’energia vitale, in quanto non lascia spazio allo scorrimento di idee, novità, nuove visuali e creatività. E’ attraverso la rigidità che si arriva a non articolare tutte le proprie potenzialità espressive e a generare uno stato di paralisi emotiva. Purtroppo, spesso la rigidità può portare a delle serie conseguenze anche a livello fisico. Quando perdiamo l’elasticità interiore, anche il corpo rivela questa nostra rigida postura dell’anima, della mente e del cuore. I nostri movimenti diventano sempre più inarticolati, ripetitivi e limitati. Incominciamo ad accusare dei dolori alla schiena (una delle parti che più di ogni altra somatizza la nostra realtà psichica), a non oliare l’ingranaggio del movimento, ad assumere posizioni disarmoniche e a camminare in modo sbilanciato. Infatti, la rigidità ci obbliga a trovare un nuovo portamento posturale, che ha l’obiettivo di porre un rimedio alla mancanza di armonia e di scioltezza. E’ un paradosso ma funziona proprio così: per permettere al nostro apparato fisico di andare comunque avanti, la nostra mente sceglie di adottare una strategia di contenimento atta a mantenere uno stato di finto equilibrio.
Ad esempio, se abbiamo un peso sulle spalle dobbiamo inarcarci per poterlo sopportare, ma ciò non significa che sia la migliore posizione. Il corpo si adatta alla situazione psicologica del momento, per permetterci di affrontarla secondo lo schema della sopravvivenza. Il fatto di adattarsi a situazioni di emergenza è un bene, ma rimanere in un costante atteggiamento di difesa o di chiusura genera, con il passare del tempo una condizione patologica. La rigidità innesca tutta una serie di processi che delineano, con il passare del tempo, un quadro di personalità apparentemente forte e sicura di sé ma intimamente fragile e squilibrata. E’ un equilibrio atto a contenere uno squilibrio. Un vero equilibrio lo si raggiunge lavorando su di sé, sulla rimarginazione delle ferite, sul rielaborare i processi d’identificazione con i modelli genitoriali, sul divenire consapevoli dei condizionamenti ambientali, sul prendere il largo verso la terra della libertà. Ecco, perché affidarsi alla vita è sciogliere la rigidità.
Se desideri sognare grande puoi partecipare all’evento del 28 maggio 2017 Sognate grande. Come allenarsi per affrontare e costruire il futuro.