Se la vita è un viaggio sta a noi scegliere le diverse destinazioni, i mezzi e le persone con cui volerlo condividere.
Ogni giorno siamo chiamati a compiere un viaggio di 1440 minuti esatti, né uno di più, né uno di meno. Nessuno di noi può sottrarsi al compito di attraversare la clessidra del tempo con i suoi minuscoli granellini che, uno alla volta, costruiscono la storia della nostra vita. A volte raffiche di vento impetuose sconvolgono abitudini e sicurezze, costringendoci a compiere delle virate verso nuovi orizzonti. Il fatto è che nessuno può programmare un viaggio nei minimi dettagli, perchè la vita “è come una scatola di cioccolatini e non sai mai quello che ti capita in quello successivo“, direbbe Forrest Gump. Vi sono viaggi che ci portano in luoghi nemmeno desiderati ma in cui è possibile conoscersi in profondità e scoprire aspetti sconosciuti che più avanti si riveleranno di fondamentale utilità. Cosa ne potevo sapere, ad esempio, di quanto la mia sofferta adolescenza mi sarebbe stata d’aiuto per avvicinarmi ai turbolenti e inquieti giovani d’oggi? Amo ripetere durante i corsi di formazione un’aforisma non troppo elegante ma che rende l’idea in modo efficace: “La vita è come un maiale; non si butta via nulla!“. Nella natura vale lo stesso principio: non c’è nessun evento che non abbia una sua precisa funzione nel salvaguardare la precaria e faticosa legge dell’ecosistema. Ecco perchè anche la sofferenza ha un suo scopo positivo se diventa uno strumento di liberazione e non di prigionia.
Non siamo nati per essere perfetti ma persone autentiche e questo non vale solo per noi ma anche per il nostro prossimo.
In fin dei conti la scelta più importante è di amare la vita per come ci è stata donata e non per come avremmo voluto che fosse. Amare i propri genitori per come sono e per come hanno saputo amarci significa compiere il gesto più rivoluzionario per raggiungere le rive della serenità interiore. Se in questo viaggio incominciamo a rifiutare questo e quello credo che non arriveremo a realizzare lo scopo autentico della nostra esistenza, perchè nella non accettazione il dolore rimane incapsulato nella parte più profonda di noi e non può germogliare, né dare frutto. Se non riusciamo a perdonare noi stessi per tutto l’egoismo e la cecità con cui abbiamo vissuto alcune situazioni e relazioni non potremo mai riconciliarci con la sinfonia dell’Amore universale, del poter riparare agli errori commessi. Mi ha sempre molto colpito che Gesù sia apparso per primo a Maddalena, che molto aveva peccato in vita. Il racconto dell’incontro tra Gesù risorto e la Maddalena racchiude in se un grande messaggio. Alla donna che ha vissuto secondo le ombre della sua fragilità umana è stato affidato l’annuncio della risurrezione di Cristo. Non a Pietro costituito da Cristo capo della chiesa, né a Giovanni il discepolo che Gesù ha amato di più, ma a Maria Maddalena a cui Gesù molto aveva perdonato perché molto aveva amato. Il sofferto viaggio della vita diventa meraviglioso quando siamo in grado di amare, amare e amare ancora, perchè alla potenza dell’amore non vi sono limiti e confini.
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grazie carissimo prof. Lombardo
…..le sue parole le sue riflessioni questa mattina risanano e riscaldano
Grazie a lei, cara Silvia. E il viaggio continua nei raggi della speranza!