La più grande trappola dell’esistenza umana è il proprio ego tiranno che non sa amare, aprirsi e scavalcare se stesso per donarsi con autentica generosità alla vita e al prossimo.
Vi è una presenza ingombrante che non lascia spazio all’incontro intimo e profondo con la vita e le persone: si chiama EGO! Durante l’infanzia è un processo corretto costruire il senso dell’ego, poiché è da esso che si costruisce il senso dell’identità primaria. L’incapacità di strutturare il senso dell’ego impedisce ad una persona di riconoscersi come persona individuata e separata dalla realtà circostante. La capacità di farsi rispettare, di tirare fuori grinta e determinazione e di farsi valere con uno spirito intraprendente rappresenta un segno di maturità psicologica. L’ego diventa un problema quando le funzioni dell’io non riconoscono il valore dell’altrui diversità composta da bisogni, aspirazioni, desideri e valori che non necessariamente devono coincidere con quelli del proprio ego. Possiamo immaginare il senso dell’io e la realtà esterna come un quadro: se la proporzione tra la rappresentazione di se stessi e la realtà è equilibrata avremo uno spazio diviso circa a metà. Se la propria immagine invade la tela in modo preponderante significa che tutte le attenzioni sono su di sé, sulle funzioni del proprio Ego dominante e ipertrofico.
L’ego è come un bruco che ha il compito di trasformasi in farfalla se desidera andare oltre le proprie frontiere emotive, mentali e spirituali.
Il cammino dell’uomo è nel continuo divenire fedeli a se stessi. Questo cammino richiede la capacità di lasciare gli angusti territori dell’ego infantile composto dai propri stati d’animo, punti di vista, bisogni e interessi. Abbandonare l’ego non significa perdere se stessi ma, al contrario, arricchirsi con nuovi abiti emotivi e mentali per scoprire che l’essere umano non è un monolite ma un’opera d’arte in continua crescita e suscettibile di continui miglioramenti. La tensione verso l’armonia, la pace interiore e l’equilibrio richiede l’arte di camminare sul filo del presente nella consapevolezza della propria storia e di un futuro tutto da scoprire e da vivere intensamente. Chi rimane prigioniero del proprio EGO riferirà tutto ciò che gli capita a se stesso, non concependo stili di vita diversi dal proprio (che vanno riconosciuti e rispettati come tali ma non per questo forzatamente accettati se non corrispondenti ai valori più profondi del proprio vero Sè). L’EGO diventa un tiranno quando tutto è centrato sulle proprie istanze narcisistiche nella pretesa che il mondo e gli altri siano a propria immagine e somiglianza. Come liberarsi dall’ingombrante presenza dell’ego è una questione complessa che richiede, come primo punto, la capacità di riconoscere quanto si è poco propensi ad ascoltare gli altri, a coglierne desideri, talenti, paure, aspettative, bisogni, ecc. Basterebbe domandarsi: “Sono capace di elencare quali sono le tre cose che rendono più felice o renderebbero più felice la persona amata (partner, figlio, amico, ecc.)? “Sono capace di tuffarmi nel mondo altrui per il solo piacere di condividerne gli interessi e le passioni?”. “Sono una persona che favorisce la rivelazione autentica di chi amo, sostenendolo nel coltivare ciò che lo rende persona vitale, creativa e in intimo contatto con se stessa?”. “Sono disponibile a mettermi al suo fianco, anche se ciò vuol dire rinunciare momentaneamente a sentirmi gratificato perchè non è qualcosa che mi piace o mi stuzzica dentro?”. “Sono capace di entrare nel suo mondo con la curiosità di Alice nel paese delle meraviglie?”.
Abbandonare le vesti dell’EGO significa ritrovarsi in una spiaggia dove si può danzare nella leggerezza di una musica d’intima armonia con se stessi e il prossimo.
La cosa più normale per chi vive prigioniero nel proprio EGO è sentirsi incompreso e ferito quando gli altri o la realtà non corrispondono a ciò che avverte o desidera. Un quadro con una sola immagine dominante come può lasciare spazio a scenari diversi dal proprio? Come liberarsi dall’ingombrante presenza dell’ego è dunque una presa di consapevolezza, un osservarsi dall’esterno, un esaminarsi con onestà per donarsi l’opportunità di crescere nella maturità del vero Sè. Chi non diminuisce la presenza dell’EGO sarà inevitabilmente schiavo di un tiranno prepotente e orientato a replicare se stesso, la propria visione sul mondo e le proprie aspettative (anche se il più delle volte in buona fede) in ogni situazione.