Come mettere ordine nella propria vita è l’arte dell’ascolto profondo, dell’essere onesti con se stessi, del decidere che è giunto il momento di volersi bene per davvero e di fare pulizia al fine di eliminare tutto ciò che è inutile, dannoso, vacuo o superfluo.
Non ci avrei mai pensato se una persona non me lo avesse fatto comprendere: il disordine può essere una forma di anestesia (dalla più lieve a quella più pesante) per non sentire tutta l’angoscia di una vita poco equilibrata e in armonia con la linea del divenire pienamente fedeli a se stessi. Il disordine interno indica che non siamo in contatto con la zona dell’intimo sentire, quella che con voce ferma e chiara ci comunica dove e quando siamo in armonia con la vita e persone libere da mistificazioni, manipolazioni, false credenze, caverne di paure o tombe di sensi di colpa. L’incapacità di mettere ordine nella propria vita spesso coincide con luoghi dove ammassiamo e acculiamo oggetti senza che ve ne sia una reale necessità o dove i ritmi di vita diventano caotici, con la sensazione di non avere mai tempo abbastanza. Altre volte ci si riduce spesso all’ultimo minuto e quando si ha bisogno di trovare qualcosa bisogna, con a volte notevole dispendio di energie, faticosamente cercarla nel caos generale. Il disordine non ci permette di sapere dove ci troviamo, in che stato è la salute (interiore e fisica) perchè l’anestesia blocca la naturale funzione di sensazioni, emozioni e sentimenti, rendendo il tutto distorto o non decodificabile.
Come vi è un disordine creativo così può esservi un ordine patologicamente segno di chiusura e rigidità mentale. Ordine e disordine vanno letti nel contesto psichico del singolo soggetto.
Come mettere ordine nella propria vita è una questione molto personale, perchè ogni disordine ha la sua storia in cui vi è un inizio e un evoluzione. Il primo passo per mettere ordine è prendere coscienza del proprio disordine e domandarsi se esso è diventato un naturale farmaco cui siamo legati e di cui, tutto sommato, non ci vogliamo veramente liberare. L’anestesia elimina il dolore e questo è un vantaggio innegabile. Avere il coraggio di mettersi a nudo nel proprio malessere interiore è un atto d’onestà innanzitutto con se stessi. Se entriamo in una stanza caotica possiamo decidere di adattarci ad essa o di metterla a posto. Spogliarsi dei propri indumenti è gettarli a terra è meno faticoso che riporli dove sarebbe giusto fossero messi; quando degli abiti mi serviranno dovrò semplicemente guardarmi intorno, spostare qualche vestito e indossarli nuovamente. Ovviamente sto usando un’immagine simbolica (a volte reale) per definire il concetto del disordine come forma di comodità psicologica in cui tutto va avanti senza una progettualità precisa o uno scopo esistenziale. Quando sin da bambini non siamo stati aiutati a dare un nome a ciò che proviamo interiormente (emozioni, sentimenti, pensieri) e che accade fuori di noi (fatti, esperienze, ecc) è come se i ci trovassimo sospesi nella nebbia, senza una forza gravitazionale che ci permette di conoscerci e conoscere il mondo oggettuale interno ed esterno. Questa condizione di non chiarezza concettuale è all’origine del progressivo allontanamento da noi stessi e dal mondo reale, perchè ci impedisce di dare un nome e dunque di “riconoscere” che cosa ci accade e di come affrontare positivamente e creativamente la realtà.
C’è chi preferisce il disordine all’ordine perchè in questo modo non dovrà mai fare i conti con se stesso e i propri vissuti colmi d’angoscia o di vuoti affettivi. E’ una disfunzione in qualche modo funzionale!
Il secondo passaggio è porsi l’obiettivo dell’agire a partire dallo spazio ambientale in cui ci trova, estensione e proiezione del proprio spazio psicologico interiore. Come la camera di un adolescente si muove dallo stato di letargo infantile per dare vita a nuovi scenari ( di cui spesso i genitori si lamentano) in cui non vi è più l’ordine precedente, anche per una persona adulta vale lo stesso principio, in quanto i nostri spazi abitativi parlano di noi con linguaggi diversi: illuminazione, numero degli oggetti, colori prevalenti, disposizione spaziale, igiene, archiviazione, organizzazione degli spazi, odori, ecc. In una stanza vi può essere l’essenziale o il superfluo, il passato, il presente o il futuro, l’armonia o la disarmonia degli spazi, la pulizia o lo sporcizia, la razionale archiviazione o la dispersione casuale, ecc. Iniziare è molto più difficile che concludere il lavoro, perchè davanti ad ambienti troppo caotici la tendenza è di lasciar perdere poiché l’impresa appare una missione impossibile. In realtà, tutto è difficile prima che diventi semplice! Mettere ordine dentro di sé è darsi un appuntamento e presentarsi ad esso. Procrastinare l’impegno e trovare migliaia di alibi per dire che non abbiamo il tempo per dedicarci a questo compito è l’atteggiamento più diffuso. Anch’io sono passato per queste fasi e ancora oggi mi sto impegnando per continuare a lavorare nel dare un giusto nome a ciò che vi è dentro e fuori di me, perchè è solo tramite la verità che possiamo diventare liberi.
A livello psicologico per mettere ordine dentro di sé (se esso è tanto) è utile effettuare, in primis, un test psicodiagnostico che permette di dare un nome allo stato evolutivo in cui ci si trova, riconoscendo qualità e punti deboli; in secondo luogo, da esso è possibile ricavare una sorta di mappa conoscitiva per cui delineare come muoversi per rimettere ordine nelle zone di disordine e ritrovare la piena vitalità dell’essere orientati alla realizzazione dei propri talenti, aspirazioni e potenzialità! Una cosa è certa: non è mai troppo tardi per rimettere ordine nella propria vita e volersi bene!