Nessuno vuole soffrire ma il dolore non può essere per sempre evitato.
Il dolore di certe esperienze è inevitabile. Come esseri umani siamo tutti destinati a doverci misurare con la realtà della sofferenza. Come possiamo affrontare il dolore?
Come possiamo affrontare il dolore? Le più difficili prove della vita, se vissute con saggezza e coraggio, possono divenire uno strumento di evoluzione, un viaggio per comprendere l’autentico senso e significato dell’esistenza umana. Un’ostrica ferita reagisce producendo una perla. Le nostre ferite più sono profonde e più possono aprirci a mondi di inaudita bellezza. Certo, nella tempesta queste parole non servono a nulla, possono anche dare fastidio, urtare la nostra suscettibilità e versare aceto sulle screpolate e assetate labbra del cuore. Quando fa troppo freddo, sentiamo il richiamo del caldo, ma nel frattempo brividi di solitudine ci fanno tremare come pulcini smarriti. L’angoscia del cuore non conosce la sensazione dello star bene. Eppure è bevendo l’amaro calice che si compie il grande passaggio esistenziale verso la terra della libertà, dove ogni angolo è illuminato dai raggi della verità. Se siamo nelle tempesta non ci resta che affrontarla. Le risorse sono tutte presenti in noi, ma bisogna credere in se stessi, sviluppare una solida stima di sé. La tempesta ci impegna a misurarci con le forze deposte, come giacimento nascosto, nella parte più recondita di noi stessi. Finché non veniamo interrogati dall’urgenza della prova, si tende a rimanere imbottigliati nei comodi schemi di un agiato e scontato tran-tran. Affrontare la tempesta è risvegliare la parte eroica, imbracciare le armi della fede, issare le vele del coraggio e cominciare da se stessi per riprogettare la propria esistenza. Quando a 19 anni ho perso mio padre ho dovuto farmi forza e darmi da fare per affrontare la nuova realtà. Lo hanno fatto mia madre di 43 anni e le mie sorelle di 18 e 16. E’ attraverso la tempesta che si conosce la vera natura di uno spirito, la tempra del carattere. Spesso, chi l’affronta, si stupisce dell’inaspettata forza del suo animo, della lucida razionalità con cui prende delle decisioni, dell’intimo vigore con cui sa affrontare eventi drammatici e sconvolgenti. In tanti racconti di persone «normali» ho avuto testimonianza di questa esperienza di grande forza d’animo, che aveva sorpreso gli stessi protagonisti. E’ come se venisse ad irrompere un’energia mai utilizzata sino a quel momento. Tutto ciò ci insegna che la tempesta è un mettersi alla prova, uno scoprire parti nuove, uno strumento di fortificazione e una palestra di duro allenamento attraverso cui crescere, maturare e divenire persone più sagge.
Non c’è notte fonda senza un firmamento di stelle.
Ma qual è il segreto per affrontare la tempesta del dolore? Si chiama condivisione. Questo non significa che qualcuno potrà sostituirsi a noi o evitarci la dolorosa prova, ma che possiamo contare sulla presenza amica di chi ci sostiene quando i fatti della vita, come onde minacciose, sembrano voler ribaltare la nostra piccola imbarcazione e farla inghiottire nelle tenebre della disperazione. Qualcuno a cui dire quanto ci sentiamo confusi, depressi, abbattuti, sfiduciati ed impauriti. Qualcuno a cui raccontare tutto di noi, senza remore e senza imbarazzo. Qualcuno a cui confidare il tormento della bufera, l’assillante martellio dei dubbi, l’accanito tambureggiare dei sensi di colpa o qualsiasi altra ossessionante inquietudine. Qualcuno a cui aprire la parte più intima del cuore, a cui affidare la parte più fragile di noi, senza dover chiedere scusa o doversi vergognare. Qualcuno a cui chiedere lumi per come spiegare le vele, per come impostare la rotta, a quali fari rivolgersi per essere orientati o in quali porti trovare rifugio. Perché nel tunnel della tempesta è importante avere una presenza amica, la certezza di essere comunque guidati e sostenuti. Arriverà il giorno in cui il tunnel farà una curva improvvisa ed inaspettata e tutto ritornerà a fiorire, come puntualmente accade nel prodigioso risveglio della primavera. Ogni tunnel un giorno vedrà la luce: bisogna solo continuare a camminare, a fidarsi, a ricordarsi che non c’è notte fonda senza un firmamento di stelle.
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