Chi attraversa la fragilità diventa forte!
Come si attraversa la selva oscura? Con la presenza di chi a sua volta l’ha attraversata e proprio per questo può guidarci e accompagnarci nel ritrovare la fedeltà a se stessi.
Un giorno mi ritrovai in una selva oscura e non vedevo via d’uscita. Mi sentivo schiacciare da un’angoscia insopportabile e tutto quello che avevo sino a quel momento costruito mi sembrava più una prigione che una conquista. Ricordo, con nitidezza percettiva, le sensazioni di pesantezza e di soffocamento accompagnata da pensieri che come fili d’acciaio si intorcigliavano tra di loro formando una fune che mi stritolava sempre più. Fu in quei giorni che compresi le parole di Dante: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, ché la diritta via era smarrita“. Se non si cammina nella diritta via della verità, dell’autenticità e della fedeltà a se stessi è così facile smarrirsi anche quando in apparenza tutto fila liscio e per il verso giusto. Costruire la propria esistenza estranei a se stessi e all’esterno di sé è forse oggi la condizione più comune di adolescenti e, ancora di più, persone adulte. In fin dei conti, chi ci insegna a conoscere chi siamo, a comprendere il valore della trascendenza (vi consiglio un video che tratta questo tema tratto dalla trasmissione “IL SENSO DELLA VITA“), il vero senso della vita?
Il malessere non è un nemico ma il nostro miglior amico! Il malessere è una voce che proviene dal di dentro e che ci invita ad ascoltarci in profondità, a gettare le maschere sociali, a lasciare da parte il falso orgoglio e la presunzione di poter sempre fare tutto da soli. Il malessere ci chiede di toglierci gli abiti della superbia per indossare quelli dell’umiltà. Come si attraversa la selva oscura? Certamente non da soli! Abbiamo tutti bisogno, in questi momenti, di una persona gentile, amorevole, paziente e capace di accettarci nella piena comprensione di quello che stiamo vivendo. Io incontrai Padre Francesco, in modo del tutto casuale e inaspettato. La sua veste francescana e la sua barba bianca mi ispirarono da subito quella fiducia che ci permette di avvicinarci ad una persona estranea e di aprirle il cuore. Padre Francesco aveva già compreso molte cose di me ancora prima che io gli rivelassi il baratro della mia angoscia esistenziale. Egli mi guardò dentro l’anima e mi racconto della sua storia, di come in Africa all’età di 30 anni si era improvvisamente innamorato di una suora e di come la sua vita precipitò negli abissi dell’inquietudine. Mi disse come la sua fede lo aveva sorretto e accompagnato in un percorso di maturazione interiore, portandolo nei meandri del suo passato e delle sue ferite affettive. Padre Francesco mi aveva così spiegato in che modo si può uscire dalla selva oscura e ritrovare la diritta via che si era smarrita, ma che è sempre presente dentro di noi. Come si attraversa la selva oscura? Con la fiducia in se stessi, con il coraggio di lottare, con l’umiltà di mettersi in gioco e la presenza di chi sa guidarci nella giungla dello smarrimento che egli stesso ha attraversato prima di noi. L’importante è non rimanere da soli!!!
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