Il primo conflitto nasce dentro di noi!
«Il conflitto è un processo fisiologico delle relazioni interpersonali. Non si tratta di evitarlo, bensì di gestirlo in modo costruttivo e creativo».
Il conflitto patologico è quello distruttivo, mentre il conflitto fisiologico è quello costruttivo. Crescendo bisogna imparare a gestire i conflitti, altrimenti essi possono sopraffarci, rovinare delle relazioni, arrecare danno agli altri e a noi stessi. Personalmente non ho mai avuto una buona relazione con i conflitti, a causa della mia forte timidezza e inibizione comunicativa. La mia strategia principale era quella di evitarli e per far questo ero diventato un camaleonte, pronto ad adattarmi a qualsiasi situazione in cui mi trovavo. Tutto questo iniziato sin dalla scuola dell’infanzia dove, a differenza di molti altri bambini, ero del tutto incapace di farmi rispettare e interagire in modo grintoso con chi era prepotente nei miei confronti. Questo atteggiamento di chiusura e di evitare ogni conflitto, si è poi rivelato in modo drammatico nell’età preadolescenziale, dove lo scontro era ancora più difficile da affrontare. Ecco perché sono convinto che il primo conflitto nasce dentro di noi, nell’incapacità di essere autentici, liberi di esprimerci e spontanei. Quando si possiede un’immagine positiva di se stessi, una solida autostima e un forte senso etico dell’esistenza, diviene più facile gestire l’attrito relazionale con il prossimo. Chi si sente forte dentro di sé parte da una posizione di stabilità emotiva. Chi, al contrario, ha un’immagine povera di sé, tenderà a diventare esageratamente aggressivo o a chiudersi in un bunker di solitudine o rigidità mentale. Come scrive Andrea Picco nella nuova edizione della pubblicazione “Come sopravvivere con un adolescente“: «Quando parliamo di conflitto facciamo riferimento ad un particolare momento all’interno di una comunicazione e di una relazione, un momento apicale, un vertice, una transizione comunicativa oltre la quale può esserci una rottura, un allontanamento, una comprensione, uno svelamento dei giochi, una risata, una distensione oppure un nuovo conflitto. Altre volte il conflitto è l’anima stessa di una relazione, la sostiene, dandogli una forma che la esaurisce e la sostituisce, tanto da portarci a pensare che se finisse il conflitto finirebbe pure la relazione. Proprio come la punta di un iceberg il conflitto non è che una parte di un complesso sistema di relazioni, di aspettative, di affetti, di valori, di pensieri impliciti, di comunicazioni che attraversano le persone implicate in una situazione conflittuale. Per cui non si può credere di gestire un conflitto senza prendere coscienza delle persone che vi sono implicate e della relazione che le lega, della situazione in cui si trovano, quali siano le posizioni che ciascuno rivendica e quali i loro interessi, e infine qual è il contesto più ampio in cui tutto questo accade».
Ricordo che durante gli anni del liceo entra in conflitto con un mio compagno di classe. Tra di noi vi era un’antipatia viscerale, senza che vi fosse un valido motivo per essere acerrimi nemici. In quinta liceo, durante una gita, salii sul pullman e l’unico posto disponibile era quello con il mio compagno/nemico. Mi sedetti, lo guardai e per il fatto che ero estremamente stanco gli dissi un semplice: “Ciao, come va?”. Stranamente, egli non aveva la solita aria da persona superiore e strafottente. Con mia grande sorpresa si rivolse a me in modo sommesso e gentile, dicendomi: “Se ti faccio una confidenza mi prometti di non dirlo a nessuno?”. “Certamente”, gli risposi. Ed egli mi raccontò di un pesante problema familiare che stava subendo da anni. Ricordo molto bene la sensazione che provai in quel momento, come se una maschera si fosse tolta dalla sua faccia facendomi vedere il volto umano del mio odiato compagno. Mi resi conto che avevo combattuto per cinque anni contro un fantasma, un’immagine distorta di chi era molto più fragile di quanto si mostrava. In fin dei conti, era lo stesso modo di nascondermi che anch’io avevo adottato nei suoi confronti. Sembra incredibile, eppure cinque anni di conflitto si sono sciolti in soli cinque minuti! Questo fatto mi ha insegnato, come già scritto, che il primo conflitto è quello che nasce dentro di noi, nelle zone dell’inconscio, in cui si muovono emozioni e sentimenti il più delle volte irrazionali ma non per questo meno veri e vibranti. Per risolvere un conflitto dobbiamo innanzitutto spiazzare noi stessi e questo non è facile, perché richiede la capacità di cambiare punto di vista e rivedere le proprie posizioni. Ma il fatto che non sia facile, non significa che sia impossibile. Ecco perché è bello aprirsi al regno delle possibilità, piuttosto che rimanere prigionieri per tutta la vita di una propria incapacità che, lavorandoci su, può trasformarsi in capacità.
Per chi lo desidera Sabato 21 ottobre 2017 nella palestra dell’Evolution Training il dott. Andrea Picco, psicologo e drammaterapeuta terrà un workshop dal titolo: “Come gestire un conflitto: le dieci strategie più efficaci”