Sciogliere la rigidità per trasformarla in creta
«… una volta che sei diventato reale, non puoi diventare di nuovo irreale. Dura per sempre». Margery Williams Dalle corazze al vero sé per divenire reali rappresenta un’obiettivo irrinunciabile per conquistare una solida maturità.
«“Diventare reali”, ecco un buon punto di partenza da cui iniziare per imparare a “volersi bene”. Ma cosa significa «diventare reali»? Significa imparare ad esprimere se stessi per ciò che si sente, si pensa e si prova, senza freni inibitori, censure interne o il timore di venire severamente giudicati. Quando qualcuno ci ama realmente, ci prende sul serio, ecco che diventiamo reali. Divenire reali è mettere in relazione il mondo interno con quello esterno in modo autentico. “Molti dicono di amarlo; chi lo prende sul serio? E necessario scoprire che il bambino ha una propria vita e considerare quello che sente come reale, significativo, legittimo. Ciò significa, ad esempio, che se un bambino agisce in un determinato modo non va interrotto, sgridato o peggio colpevolizzato e punito, se non c’è una valida ragione per farlo”. Sappiamo esprimere emozioni, sentimenti e pensieri con spontaneità, libertà, naturalezza o ci costa fatica, impaccio e disagio? Dobbiamo ricorrere a qualche sostanza chimica per diventare euforici e superare blocchi e inibizioni? Luigi ha 20 anni. Ha appena, con fatica, terminato gli studi. Sua sorella di 16 anni è la classica prima della classe in tutto ciò che compie. Lui è iperprotetto da mamma, nonna e zie. Il padre è un buon uomo ma poco “sole-padre”. È un sole spento, che fa il suo dovere, va allo stadio, guarda dai due ai quattro tg al giorno e aspetta la pensione. Ogni giorno c’è un coro di voci femminili tutto per Luigi: «Luigi studia, Luigi stai attento, Luigi non fare tardi, Luigi dai il buon esempio, Luigi impegnati di più, Luigi non fumare, Luigi non sudare, Luigi cosa vuoi fare?». Luigi ha persino smesso di ribellarsi alle mille quotidiane raccomandazioni; alza le spalle, si chiude le orecchie e tira a campare tra partite di calcio e la compagnia del bar. Luigi incomincia a bere più del dovuto e una sera torna a casa con le gambe che non lo reggono e il cervello in tilt. Per la prima volta quella sera Luigi fa parlare il Vero Luigi: “Basta, non ce la faccio più, sto scoppiando, non sono mica un deficiente e tu papà perché sono anni che non mi difendi e non dici niente? Non una volta che sei venuto a chiedermi ‘come stai, hai bisogno di qualcosa?‘». Le lacrime scendono sulle guance rosse di Luigi mentre nel cuore del padre qualcosa incomincia a sciogliersi. Quella sera Luigi è stato reale, dopo anni di irrealtà, e ha aiutato la sua famiglia a divenire anch’essa più reale. In questo caso il bere si è trasformato da elemento negativo in involontario fattore scatenante una crisi liberatoria a cui la famiglia ha saputo rispondere in modo adeguato.
“Reale non è come sei fatto” disse il cavallo. “È una cosa che ti succede. Quando un bambino ti ama per tanto, tanto tempo e non si limita a giocare con te, ma ti ama realmente, allora tu diventi reale”. M. Williams
Quando l’essere umano ricorre a qualcosa di esterno per provare emozioni e sensazioni forti, significa che nella vita di tutti i giorni non è una persona reale. Pochi sono consapevoli che il divenire reali è un processo che inizia nei lontani giorni di gioco e di relazione dell’infanzia. Da adulti diventare reali è decidere di non essere più tesi, inibiti e coartati, ma distesi, spontanei, aperti e per far questo occorre pensare di meno e lasciarsi andare di più a livello di pancia, vale a dire con le emozioni e i sentimenti naturali del bambino e della bambina che sono dentro di noi! Essere reali è essere bambini nel modo di sentire e di esprimere sentimenti e bisogni. Quando da bambini il nostro intimo sentire non è stato sufficientemente accolto, ecco che abbiamo incominciato a sentirci rifiutati, bloccando la naturalezza e spontaneità dell’essere se stessi. È da quel momento che sono nate le chiusure e le conseguenti “corazze”. Le corazze sono dei meccanismi di difesa utili e necessari per sopportare il dolore del non sentirsi reali. Ma adesso siamo adulti e possiamo riprogrammare il divenire reale, anche se ciò comporta il dover soffrire: il dolore di oggi è per la gioia del domani. Anestetizzare sentimenti o essere succubi di alti e bassi umorali significa restare in una situazione di non equilibrio emozionale». (Tratto dalla pubblicazione Volersi bene Viaggio verso il vero sé pp. 181-183).
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