“Se non vedo che sono cieco, sono cieco; ma se vedo che sono cieco, vedo”. Heinz von Foerster
Dare del proprio meglio! E’ questo il senso della responsabilità individuale. Nella vita “tutto” è destinato a crescere, a rinnovarsi, a mutare. Il mare calmo può tramutarsi in onde minacciose, ma se la consapevolezza che ogni tempesta è una sfida da affrontare con coraggio e creatività nessun timore prenderà il sopravvento. Il divenire se stessi si perpetua attraverso il passaggio di prove che sfidano la pigrizia, la mancanza d’autostima o di abilità. Nelle situazioni più difficili è indispensabile avere pazienza, coltivare la calma della ragione e tenere accesa la candela della speranza. E’ attraverso la responsabilità individuale che possiamo affrontare a testa alta ogni prova, senza gettare le colpe addosso agli altri o trovare continue comode giustificazioni. “Anche per me non è un picnic, ragazzo”. E’ questa l’espressione che usava la madre di Barack Obama quando il figlio si lamentava di doversi alzare alle 4.30 del mattino per seguire le sue lezioni private, vista l’impossibilità economica di poter frequentare le scuole americane durante il loro soggiorno in Indonesia. Un genitore non dovrebbe mai compatire la fatica di un figlio che deve affrontare l’impegno di un lavoro (studio, sport, tenere in ordine la propria camera, ecc), perchè è solo il duro lavoro che permette a un essere umano di divenire artefice del suo destino. Riuscire a vedere la propria cecità, intesa come stoltezza, ignoranza, egoismo, è il primo passo per poterla superare. Solo chi non sa riconoscerla ne rimarrà per sempre schiavo. Si può rimanere per tutta la vita schiavi della propria ignoranza, pigrizia, impulsività, emotività, ansia o paure. Una vita da schiavi è condotta da coloro che sono prigionieri della droga, dell’alcol, del sesso, del potere, del narcisismo, ecc.
«Ho fallito più e più volte nella mia vita. Ecco perché ce l’ho fatta». Michael Jordan
“Qualunque cosa facciate voglio che vi ci dedichiate. So che a volte la tv vi dà l’impressione di poter diventare ricchi e famosi senza dover davvero lavorare, diventando una star del basket o un rapper, o protagonista di un reality. Ma è poco probabile, la verità è che il successo è duro da conquistare. Non vi piacerà tutto quello che studiate. Non farete amicizia con tutti i professori. Non tutti i compiti vi sembreranno così fondamentali. E non avrete necessariamente successo al primo tentativo. È giusto così. Alcune tra le persone di maggior successo nel mondo hanno collezionato i più enormi fallimenti. Il primo Harry Potter di JK Rowling è stato rifiutato dodici volte prima di essere finalmente pubblicato. Michael Jordan fu espulso dalla squadra di basket alle superiori e perse centinaia di incontri e mancò migliaia di canestri durante la sua carriera. Ma una volta disse: «Ho fallito più e più volte nella mia vita. Ecco perché ce l’ho fatta». Nessuno è nato capace di fare le cose, si impara sgobbando. Non sei mai un grande atleta la prima volta che tenti un nuovo sport. Non azzecchi mai ogni nota la prima volta che canti una canzone. Occorre fare esercizio. Con la scuola è lo stesso. Può capitare di dover fare e rifare un esercizio di matematica prima di risolverlo o di dover leggere e rileggere qualcosa prima di capirlo, o dover scrivere e riscrivere qualcosa prima che vada bene. La storia dell’America non è stata fatta da gente che ha lasciato perdere quando il gioco si faceva duro ma da chi è andato avanti, ci ha provato di nuovo e con più impegno e ha amato troppo il proprio Paese per fare qualcosa di meno che il proprio meglio. È la storia degli studenti che sedevano ai vostri posti 250 anni fa e fecero una rivoluzione per fondare questa nazione. Di quelli che sedevano al vostro posto 75 anni fa e superarono la Depressione e vinsero una guerra mondiale. Che combatterono per i diritti civili e mandarono un uomo sulla Luna. Di quelli che sedevano al vostro posto 20 anni fa e hanno creato Google, Twitter e Facebook cambiando il modo di comunicare”. Barack Obama (qui potete trovare l’intero discorso fatto agli studenti americani).
In realtà è molto più bello sudare, esprimere i propri talenti e sentire di aver contribuito al bene comune che rimanere sdraiati tutto il giorno a vivere osservandole vite di coloro che hanno raggiunto un successo personale. Non c’è sensazione più bella che sentirsi orgogliosi di se stessi per aver raggiunto un obiettivo, superato un ostacolo o essersi spremuti sino all’ultimo goccia di sudore per raggiungere il proprio traguardo. Ognuno di noi può dare del proprio meglio: è questo il senso più nobile della responsabilità individuale. Diamoci da fare!