Dall’autoritarismo all’autorevolezza
A volte è difficile trovare qualcuno che ci sostenga e ci permetta di crescere nella fiducia e nella sicurezza.
Educare non è una tecnica. Non esistono tecniche per educare un figlio, perchè non si può inquadrare un essere umano dentro un algoritmo predefinito. Ogni figlio è un mistero che si affaccia sulla terra e che con la sua unicità inizia a rivelarsi sin da quando è nella pancia della mamma. E questo le mamme lo sanno molto bene… Gli stili educativi dei genitori sono la risposta che possono offrire ai propri figli affinché possano crescere in modo sano e raggiungere gli obiettivi dell’autonomia e della maturità psicoaffettiva. Il primo passo consiste nel conoscere chi è un bambino. Come afferma Pier Paolo Gobbi: «I bambini sono “domande” che camminano, corrono, saltano, cadono, giocano, piangono, ridono… Sono domande di cibo, amore, cura, ascolto, parole, silenzio, tempo, spazio, avventura, sicurezza, bellezza, conoscenza, movimento, gioco… I nostri bambini, con la loro fragilità, ci mostrano che la vita di ognuno è accettare di essere “fatti” dagli altri. Quanta cura mettiamo a “farli”, a crescerli ed educarli, “mettendoli al mondo”, di nuovo, ogni giorno! Ma anche loro ci “fanno” e non solo perché spesso ci “fregano” con la loro vivacità e furbizia! Ci “fanno” perchè con la loro presenza e sorpresa quotidiana, ci donano di approfondire il nostro essere padri, madri, insegnanti, educatori…Chi siamo, cosa speriamo, a cosa educhiamo, quali valori viviamo e vogliamo trasmettere?» (Pier Paolo Gobbi, Il maestro degli aquiloni, p.17)
“Che bello mamma se ci fosse una colla magica che ci tenesse tutti attaccati”. Clara, sei anni, alla mamma.
Nel passato prevaleva l’utilizzo dello stile autoritaristico in cui non era dato spazio al dialogo, alla condivisione e al reciproco confronto. I figli dovevano solamente ubbidire alle prescrizioni genitoriali e sottomettersi alle regole della famiglia. E’ in questo stile che è cresciuto mio padre, il quale si rivolgeva a mio nonno dandogli del “lei”. Questo stile genera inibizione, paura dell’autorità e tanta rabbia repressa. Oggi questo stile non è più utilizzato come una volta anche se certe forme di rigidità mentale dei genitori rappresentano una moderna forma d’autoritarismo, poiché vietano al figlio di pensare in modo diverso o scegliere strade non in linea con la loro visione dell’esistenza. Un secondo stile è quello permissivo, il cui principale propagatore fu il dr. Benjamin Spock (1903 – 1998). Il suo libro, Baby and child care (Il bambino, come si cura e come si alleva) pubblicato nel 1946 è stato un bestseller con 40 milioni di copie vendute. Già nel ’74 però il dottor Spock aveva cambiato idea sulle sue originali teorie sull’educazione e parlava di “amorevole severità e disciplinata tenerezza“. Nell’ultimo libro pubblicato nel ’94 denunciava la perdita della spiritualità e sosteneva che “lo stato disastroso della nostra società dimostra che non possiamo fare a meno della fede“. Il permissivismo non aiuta un figlio a conoscere il senso del limite e delle regole che sono elementi indispensabili per aiutarlo a riconoscere il bene dal male e a incanalare le sue potenzialità realizzative verso l’attuazione del “Progetto Felicità”.
La fermezza educativa non è rigidità ne fanatismo ideologico ma presentarsi come autorevoli direttori d’orchestra.
Un terzo stile educativo è quello incoerente in cui si oscilla dall’autoritarismo al permissivismo senza trasmettere una coerenza valoriale in quello che si fa. Si diventa più severi o disponibili in base agli stati d’animo o alle situazioni contigenti del momento. Inoltre, può accadere che un genitore è orientato all’autoritarismo e l’altro al permissivismo. la stabilità di governo è un elementi essenziale per trasmettere serenità e chiari punti di riferimento. Infine, lo stile educativo che dà più risultati ma che impegna maggiormente un genitore (come un insegnante o un educatore) è quello autorevole. Come affermava Romano Guardini: “In educazione conta innanzitutto ciò che si è, in secondo luogo ciò che si fa e solo in terzo luogo ciò che si dice“. Si è persone autorevoli quando si è personalmente impegnati in un costante processo di crescita personale, quando si aprono più porte e si arredano più stanze. Un genitore dovrebbe invitare un figlio nelle proprie stanze e trasmettergli tutto quello che ha vissuto e scoperto in esse. Un genitore dovrebbe essere innamorato della vita, delle continue conquiste e avventure che può compiere. Un genitore dovrebbe essere con lo sguardo sempre orientato verso le stelle, perchè è nella tensione verso l’infinito e il mistero della vita che l’essere umano trova risposta alla sua sete di trascendenza. Nessun genitore ha l’obbligo di essere un perfetto educatore, perchè non è della perfezione che hanno bisogno i figli. I figli hanno bisogno di trovare risposte alle domande che abitano nel loro corpo, cuore, mente e spirito. Essere autorevoli è rimanere con lo sguardo colmo di stupore e due braccia aperte all’incontro con il grande mistero della vita! Gli stili educativi dei genitori rappresentano un mix di autenticità, consapevolezza e maturità psicoaffettiva, perchè solo quando siamo connessi con noi stessi possiamo connetterci, a livello profondo, con i nostri figli.
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