Perchè è importante definire i confini psicologici?
Una delle conquiste da ottenere nella creazione di una nuova famiglia è la chiara e precisa definizione dei confini psicologici che permettono ad una coppia di alimentare in modo corretto la vita interna (clima psicoaffettivo, crescita dei figli) e quella esterna (le dinamiche di relazione con le famiglie d’origine e di socializzazione).
Una realtà su cui vale la pena di riflettere e di meditare con grande attenzione per comprendere l’origine di tanti disturbi della crescita psicologica dei figli riguarda la definizione dei confini psicologici all’interno dello spazio famigliare. Un bambino per definire la propria identità e muoversi all’interno di uno “spazio psicologico di libero movimento” dovrebbe trovare dei chiari e sicuri confini dove poter crescere in serenità. La mancanza di chiari confini all’interno dello spazio famigliare crea confusione, incertezza, ruoli mancati o capovolti, nonché una sensazione di ambiguità e vischiosità relazionale. E’ da questa non chiarezza che si originano tutte le situazioni di malessere che si riverseranno sia sulla vita della coppia, sia nella crescita dei figli. Una famiglia senza dei chiari e ben delineati confini psicologici non aiuta un bambino a individuare il proprio sé nascente, generando un clima d’incertezza e d’insicurezza.
La madre: il primo confine
Il confine aiuta a definire il dentro e il fuori, vale a dire il soggetto dall’oggetto. Il primo confine è la madre o per meglio dire il corpo della madre, in cui vivono sensazioni, emozioni, sentimenti e pensieri. All’inizio il bambino stabilisce una relazione simbiotica e percepisce la realtà attraverso il sé della madre. Ecco perché è importante favorire una graduale separazione dal vissuto materno: la separazione è quel processo per cui il bambino impara a distinguere il proprio sé da quello della madre. Il taglio del cordone ombelicale è, simbolicamente, il primo momento di separazione da uno stato di totale dipendenza. La separazione è dare un confine al sé psicologico della madre e del bambino. Il confine non è da intendere come una barriera alla comunicazione poiché è proprio tramite la separazione che nasce la diversità, l’alterità e la possibilità di avviare un dialogo basato sul principio della reciprocità. In una relazione fusionale vi è “con-fusione” di sensazioni, sentimenti e pensieri. Vi sono così stati confusionali-simbiotici che rendono difficile la creazione di scelte diverse da quelle genitoriali. Questa fusione è all’origine del fenomeno dei copioni esistenziali: “Se mia mamma è stata una donna infelice, anch’io devo essere infelice per tutta la vita…”. “Se mi padre è stato maltrattato da mia madre, tutte le donne vogliono maltrattarmi”.
La coppia: il secondo confine
Il secondo gradino riguarda il rapporto di coppia. Quando nello spazio psicoaffettivo della coppia subentrano ingerenze esterne (principalmente derivati dalle famiglie di provenienza) è il confine della famiglia che si smarrisce. Una nuova famiglia dovrebbe far quadrato, nel senso letterale del termine. Far quadrato significa delimitare i confini interni da quelli esterni. Senza tale strutturazione di autonomia e di distacco dalle famiglie d’origine, diventa difficile se non impossibile promuovere un clima d’intimità psicoaffettiva. Se uno dei due coniugi rimane (in parte o completamente) legato simbioticamente alla famiglia d’origine, non darà origine ad una famiglia nuova. Questa è una realtà molto più frequente di quanto non si possa immaginare ed è una delle principali cause dei fallimenti della vita coniugale. Vi sono molte persone a cui è stata negata la possibilità di diventare autonome, di separarsi e di individuarsi. Il permesso di esistere nasce dal diritto di esprimere la propria individualità e unicità. Se la coppia non è libera di essere “una carne sola”, i figli non saranno liberi di appartenere e identificarsi con chiarezza nei rispettivi modelli genitoriali della madre e del padre, poiché dovranno anch’essi, come conseguenza, subire tutti quei ricatti morali, quelle tensioni, quei risentimenti colmi di rabbia e di ansia che permeano tale clima famigliare. La soluzione è sempre presente all’interno della famiglia stessa, nel momento in cui la coppia riprende le redini della propria autorità definendo ruoli e competenze secondo una gerarchia di valori affettivi e morali. Questo discorso non annulla l’apporto educativo di nonni, zii o altri parenti ma dà maggiore forza e incisività a tali figure, poiché esse assumono una giusta collocazione nell’assunzione delle proprie competenze di esterni modelli di riferimento. Una corretta definizione dei confini psicologici assicura una serenità e un senso di sicurezza a tutti i componenti della famiglia, poiché tutti occupano un loro spazio psicologico di libero movimento in un gioco di squadra e di sinergie che rendono arricchente e gioioso lo stare insieme.
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