A volte è un tintinnio che viene dal profondo del cuore, altre volte è un vento che si alza all’improvviso, altre ancora un battito d’ali che scuote l’anima. Accade così: come un risveglio improvviso, come alzarsi alla mattina e osservare il mondo che nel silenzio di una notte è stato baciato e imbiancato da soffici fiocchi di neve. È il risveglio interiore, il richiamo alla verità che giaceva come un bambino addormentato nel giaciglio della nostra coscienza. Noi così distanti, lui così vicino, nella paziente attesa di riportarci sulle scie della vera libertà. Brezza primaverile che dischiude il suo tiepido soffio sui brevi e freddi giorni dell’inverno. Cascata di luce che invade le azioni più disordinate, riportandole all’origine del loro inquieto moto ondoso.
Prima o poi tutti siamo chiamati ad un risveglio, a prenderci cura di noi e della nostra esistenza. In mille modi, in tempi e spazi tutti diversi, per ciascuno di noi si attua la possibilità di seguire un richiamo interiore, di prendere consapevolezza per “guardarsi dentro”, come se fossimo diventati improvvisi lucidi spettatori di noi stessi. A volte si procede per anni sulla stessa strada, ripetendo uno schema ormai mandato a memoria e divenuto del tutto automatico. Ci si alza la mattina e si fanno gli stessi gesti rituali; si inseguono gli stessi pensieri, si esce con le stesse persone, si conservano abitudini, si va negli stessi luoghi di frequentazione e si guarda, per la duecentesima volta, la stessa trasmissione. Al lunedì più o meno l’umore è sempre quello e non si vede l’ora che arrivi il venerdì sera per potersi riposare un po’. Da bambini si vive con tale intensità e partecipazione creativa che un giorno dura un’eternità di tempo e questo avviene per il semplice motivo che ogni minuto viene vissuto con totale coinvolgimento e intensità. Un giorno è un “nuovo giorno” tutto da vivere e da assaporare. La domanda essenziale è: sappiamo esercitare l’opzione di scelta che la vita ogni giorno ci concede? Ad un certo punto diventa essenziale rinegoziare il nostro passato alla luce di una nuova consapevolezza che, in tale visuale, chiameremo “risveglio interiore”.
No, non è mai troppo tardi per ritrovare se stessi e districare le matasse aggrovigliate di sensazioni ed emozioni rauche di felicità. Sì, era lì che il nuovo cammino ci aspettava, quando nello sforzo sovrumano della nostra razionalità e volontà, il bacio di Dio ci ha invitato a lasciarci andare al suo soffio d’Amore. E la nostra stanchezza si è trasformata in puro spirito, come piuma leggera, come aquilone senza fili, come bambino senza paure, come gabbiano dalle ali forti e leggere.
Tratto dalla pubblicazione Volersi bene p. 55 e p.60