La resilienza può essere definita come «la capacità o il processo di far fronte, resistere, integrare, costruire e riuscire a riorganizzare positivamente la propria vita nonostante l’aver vissuto situazioni difficili che facevano pensare ad un esito negativo». (Cyrulnik, 2005)
Noi siamo su questa terra con un scopo comune che si svela nel tessuto della nostra unicità, ovverosia perpetuare il ciclo della vita a vari livelli: biologico, affettivo, creativo, cognitivo, spirituale, morale ed etico. C’è una forza speciale dentro di noi, che è più forte di ogni avversità: è la forza della vita. Questa straordinaria forza vitale viene chiamata in ambito scientifico “resilienza”. Platone la denominava “forza d’animo”. Ogni momento di buio può lasciarci lì, nel fondo dell’oceano o, se attiviamo la scintilla della speranza, riportarci a galla per poi risalire, più forti dentro, sulla barca della vita. Il fatto che la resilienza sia tutt’oggi oggetto d’indagine scientifica ci permette di riconoscerla, codificarla e soprattutto poterla attivare con maggiore coscienza e consapevolezza. Se Freud, intuendo i meccanismi di funzionamento del nostro in- conscio, ci ha aperto la porta della conoscenza sui più reconditi meccanismi psichici dell’essere umano, permettendo così a tutta l’umanità di progredire nella comprensione di sé e delle possibilità di sviluppo personale, la resilienza è un’altra rivoluzione culturale che sta aprendo dei portoni in cui scoprire come non dobbiamo mai arrenderci e rimanere sconfitti dal dolore di perdite, traumi o tragici eventi.
«La storia ha dimostrato che i vincitori più degni di nota hanno di solito incontrato ostacoli strazianti prima di trionfare. Hanno vinto perché si sono rifiutati di lasciarsi sconfiggere dalle sconfitte». B.C. Forbes
«Immanuel Kant, nella sua Critica della ragion pura, parlando del tema della ragione umana che si spinge nella conoscenza a priori senza fondarsi sull’esperienza, escogitò un esempio che ormai è famoso: una colomba che volesse immaginare di preferir volare nel vuoto per evitare la resistenza opposta dall’aria. Questa colomba non si renderebbe conto però che è proprio quest’ultima a consentirle di volare! L’esempio si è prestato a tantissime riflessioni, dalla libertà, alla conoscenza, fino alla psicanalisi. Nella resilienza si può dire che la resistenza all’aria può essere intesa come capacità di “fare resistenza” a quegli eventi stressanti e dolorosi che rendono possibile, non impossibile il “volo” dell’essere autentico. Come l’aria per la colomba è fattore indispensabile per poter volare, così gli eventi difficili e traumatici possono essere trasformati in fattori ideali per trasformare la caduta in volo. È un vero e proprio ribaltamento di prospettiva, è la resilienza. Il vento che oppone resistenza non impedisce il volo. Lo permette. Come l’ala della colomba si muove e si flette, dominando e sfruttando la forza del vento, così la resilienza sfrutta le situazioni apparentemente sfavorevoli in grandi occasioni e opportunità, talvolta invidiabili, grazie al movimento della mente e dello spirito, del corpo e della volontà, flessibili e resistenti» Franca Sartori (tratto dalla pubblicazione “La resilienza, Come affrontare la sofferenza e riscoprire la forza interiore).
La resilienza ha un grande valore pedagogico oltre che psicologico, poiché abbraccia l’abilità di gestire con efficacia lo stress e le difficoltà, di far fronte alle sfide di ogni giorno, di riaversi dalle delusioni, dalle avversità e dai traumi, di sviluppare chiari e realistici obiettivi, di risolvere i problemi, di stabilire solidi legami relazionali con gli altri e di trattare se stessi e le persone a noi vicine con rispetto ed un atteggiamento etico, ovverosia di responsabilità. La resilienza ci insegna ad andare oltre, a non dare mai nulla per scontato, a scoprire come l’infinito abbia preso dimora dentro di noi, proprio dove non ce lo saremmo mai aspettato: le nostre debolezze e fragilità umane. Seneca ha scritto: «misero è chi misero non fu mai». In fin dei conti, la sofferenza è il sale della vita, ciò che ci permette di riconoscere il sapore della gioia, della pace, dell’equilibrio interiore, dei valori che contano realmente. La resilienza ci insegna ad andare nel profondo delle nostre potenzialità di rinascita interiore e ci consente di scalare le vette più ardite, dove solo le aquile osano volare.
Ed è proprio per questo che domenica 29 maggio nell’evento “Dai che ce la fai” desidero proporre uno stimolante percorso nella mappa della resilienza, per comprenderne le origini e, soprattutto, come attivarla. La resilienza è una forza innata che richiede un processo di sviluppo. Prima la si attiva e più si diviene INVICTUS che non significa invincibili ma mai vinti dalla sorte avversa. Grazie.
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Articolo molto interessante e coinvolgente