Essere se stessi è ciò che ci rende realmente liberi.
«Nel bel mezzo dell’inverno trovai in me un’invincibile estate», Albert Camus.
«Quando nasciamo, nel profondo del nostro cuore e nelle altezze della nostra anima, sentiamo che l’unico vero scopo per cui vale la pena battersi sino alla morte è “essere se stessi”. Nell’essenza del “vero Sé” è già depositata la pergamena in cui sono segnati i mari da solcare per raggiungere la Terra della Libertà. Evitiamo di vivere nel passato e di guardarci sempre indietro, altrimenti i muscoli del collo diventeranno rigidi e andremo in continuazione a sbattere contro le opportunità di crescita del tempo presente, incapaci di andare fermi e spediti verso la conquista del Progetto Felicità. Si diventa persone libere quando, un bel giorno, si diventa alberi colmi di generosi e abbondanti frutti da donare, al punto tale che si prova il desiderio che siano gli altri ad aver bisogno di noi e non noi degli altri. Il processo della mistificazione impedisce di arrivare a quest’orizzonte di così elevata maturità umana, perchè ci lascia malati dentro, bloccati nel percorso della crescita. Si diventa liberi quando si avverte l’aspirazione a donarsi al prossimo. E’ questo il senso della vocazione evolutiva: aprirsi agli altri e alla vita invece di isolarsi, ritirarsi nei mondi intrapsichici o virtuali (ad esempio, internet), aggrapparsi alla prima scialuppa di salvataggio che s’incontra (persona, gruppo, attività. varie, ecc.) o lasciarsi soffocare dalle tenebre della disperanza. L’importante è incominciare a scendere nell’arena della vita reale e fiutare l’aria per avvertire dove si trova qualche indizio del «vero Sé». A volte, basta anche un piccolo gesto; l’importante è che sia sincero e intimamente avvertito, originato dal desiderio di incontrarsi per davvero. Le parole hanno un grande potere, se sono scelte con consapevolezza e sussurrate con amore.
Nessuna vita è del tutto rovinata, sino a quando si ha l’opportunità di imparare e di crescere ancora!
Queste sono le parole con cui ho iniziato, e con cui sto ancora oggi proseguendo, il mio viaggio verso l’autenticità dell’essere: “Caro piccolo Pietro, sono tanto felice che tu sia nato. Ti amo per come sei e desidero tenerti sempre vicino a me. Sono orgoglioso di te e desidero aiutarti a crescere. Desidero avere l’opportunità di farti comprendere quanto tu sia prezioso e importante per me. Desidero abbracciarti e dirti che sono fiero di te, di come hai sopportato le tue sofferenze. Ora ci sono io: puoi lasciarti andare e affidarti alle mie cure. Ho tante cose da insegnarti e molte altre le scopriremo insieme. Con tanto amore!”. Il tuo grande Pietro. “Caro grande Pietro, voglio che tu venga a prendermi. Desidero essere importante per qualcuno, essere ascoltato, compreso e preso sul serio. Sono stanco della mia solitudine. Ho già preparato la valigia del mio passato per disfarla insieme a te e ho tanta voglia di giocare con spontaneità. Desidero che mi aiuti a costruire la casa del futuro felice. Grazie, che ti sei accorto di me! Ti abbraccio”. Il tuo piccolo Pietro». (Tratto dalla pubblicazione Finalmente liberi pp. 94-95). Quello che più conta è la fedeltà a chi siamo realmente, perchè la libertà è essere se stessi.
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