L’adolescente non ha ancora una mente propria e necessita di validi strumenti di autoconoscenza e riflessione.
L’adolescenza è il tempo della crisalide. L’adolescente è in una terra di confine tra il passato e il futuro, in una zona di passaggio segnata dall’incertezza, dalla confusione e da un’alta intensità, nonché instabilità emotiva. L’infanzia, culla dei suoi bisogni primari, ad ogni giorno che passa è sempre più lontana e l’ingenuità del pensiero infantile deve lasciar spazio alle redini di un nuovo pensiero cognitivo, in cui i processi di astrazione e di logica prendono il sopravvento. Per la prima volta egli è capace di “pensare a se stesso pensante” e dunque prende coscienza di sé con i suoi occhi; il più delle volte egli riflette la propria immagine corporea e psicologica negli specchi dei giudizi altrui, soprattutto dei suoi coetanei. Nasce in questa età il grande tema dell’accettazione di sé, dell’integrazione delle sue qualità e limiti, in una visione realistica di sé. L’opinione dei genitori non è più tenuta in considerazione come accadeva durante l’infanzia, poiché il processo di desatellizzazione deve permettere l’indipendenza emozionale dalle figure parentali ed avviare così il processo di autonomia critica.
La libertà che l’adolescente a gran voce reclama dovrebbe essere presentata come uno strumento d’autorealizzazione piuttosto che una condizione fine a se stessa.
E’ proprio in questo periodo che diventa fondamentale la presenza di figure adulte dotate di spessore morale e particolare carisma educativo in grado di affiancare, con compiti diversi, sia i genitori che gli adolescenti. Un giovane sta in piedi se trova adulti coerenti tra di loro nel promuovere la cultura del benessere, della formazione etica e morale, dello sviluppo di nuove abilità. Ciò che dovrebbe unire gli adulti tra di loro è di fornire al giovane adolescente uno sguardo verso il suo futuro, perché è dalle scelte del presente che si delinea l’orizzonte della donna e dell’uomo del domani.
Gli adolescenti sono domande di senso e di significato che camminano nell’inquietudine di un’esistenza alla ricerca di uno scopo e di un progetto di vita.
Educare un giovane è risvegliare in lui il senso della sua dignità, della sua importanza, del suo sano orgoglio e del meraviglioso contributo che con la sua esistenza potrà offrire a questo pianeta. Allenarsi al futuro è vivere con consapevolezza il proprio presente, è guardarsi dentro per colorare del sé autentico il mondo esterno, è sapersi arricchire di relazioni, è imparare ogni giorno qualcosa di nuovo, è rialzarsi dopo l’ennesima delusione o caduta, è puntare alto, perché come diceva Gibran: «Sognate grande, andate a caccia di stelle; può darsi che non ne troviate ma non tornerete mai a casa con un pugno di fango tra le mani»!