Quali parole utilizziamo?
Le parole possono ferire o guarire, incoraggiare o deprimere, trasmettere sicurezza o instillare paure.
Una sera mi ritrovai in camera con mio padre, pronto a ricevere una serie di punizioni e parole infuocate di rabbia per i miei scarsi risultati scolastici. Quando mio padre entrò nella stanza, si mise seduto al mio fianco sul letto e mi disse: “Ho saputo da tua madre che scuola vai molto male; mancano ancora due mesi alla fine dell’anno, perché non provi ad impegnarti e a rimediare? Non ti dispiacerebbe perdere i tuoi compagni di classe?”. Il suo tono di voce era molto pacato e il suo sguardo trasmetteva una profonda fiducia nei miei confronti. Gli risposi con estrema sincerità: “Ho troppe materie giù, non so se ci riesco”. Egli mi rispose: “Tu dà del tuo meglio, nella peggiore delle ipotesi ripeterai l’anno. Non sarai il primo, né l’ultimo ad essere respinto”. A quel punto, sorpreso dalla sua risposta spontaneamente gli dissi: “E la mamma cosa penserà se dovessi perdere l’anno?”. A quel punto nella risposta di mio padre vidi la figura di un leone che ruggisce con tutta la sua forza: “A tua madre ci penso io, tu pensa ad impegnarti e basta”. Quella sera ho ricevuto una delle più forti iniezioni di fiducia e incoraggiamento che un adolescente può ricevere. Le parole di un padre per un figlio sono come una bussola che indica il regno del possibile o dell’impossibile. Le parole sono come un bisturi, possono operare per la guarigione o infliggere delle profonde e laceranti ferite. Un incoraggiamento ha più potere di 89 rimproveri, ha scoperto Malka Margalit, una psicologa dell’educazione. Incoraggiare è dare fiducia quando non si vedono ancora risultati positivi, è instillare un senso di fiducia in se stessi da cui si genera un atteggiamento rilassato e dunque più produttivo. Le parole se ben utilizzate fanno per davvero una grande differenza in qualsiasi campo dell’agire umano. Un giocatore della nazionale di calcio francese ha recentemente affermato che l’allenatore Didier Deschamps nello spogliatoio sa sempre utilizzare “le parole giuste per motivare la squadra a dare il meglio di sé”. Sarebbe bello se anche un genitore, un insegnante, un educatore, fossero capaci di utilizzare le parole più giuste che danno fiducia, coraggio, speranza, serenità e, soprattutto, la verità. Troppe volte le parole sanno di menzogna, inducono ad assumere comportamenti “furbi” a scapito del duro lavoro o annunciano, come Lucignolo con Pinocchio, falsi miraggi di felicità. Le parole giuste sono il lievito della crescita; quelle sbagliate mistificano, manipolano, spaventano, illudono o deformano. Sono anni che mi ritrovo a dialogare con bambini, adolescenti e persone adulte; a volte ho la sensazione di essere come un chirurgo che toglie il marcio delle parole sbagliate che si sono depositate e incrostate dentro la mente e il cuore degli esseri umani. Le parole sbagliate generano tanto malessere, confusione, insicurezza e disordine interiore. Le parole giuste sono gemme di luce che tolgono il malessere interiore, riportano il soffice canto della serenità e rimettono in movimento il limpido torrente del divenire fedeli a se stessi.
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