Si è padri per sempre.
Nulla di quello che si vive con amore è realmente perso.
Ciao papà, oggi compiresti 88 anni e sono 38 anni che sei uscito da questo palcoscenico della vita per continuare il tuo viaggio dove vi è un’alba senza tramonto. Quando ci hai lasciato era tutto così confuso ed è stato terribilmente angoscioso doverti dire addio in quella stanza d’ospedale dove hai esalato l’ultimo respiro. Noi quattro, tua moglie e noi tre figli eravamo con te per seguirti nel tuo volo verso l’eternità. A volte mi chiedo quanto sarebbe stata diversa la mia vita sapendo di poter contare su di te, sul tuo essere un uomo forte e coraggioso, vitale e intraprendente, onesto e con uno straordinario senso dell’humour (che da te ho appreso osservandoti sin da bambino). Ma “la vita non è quella che dovrebbe essere ma quella che è ed il modo in cui l’affronti che fa la differenza“, direbbe Virginia Satir ed allora eccomi qui a dirti quanto continui a mancarmi e quanto ti sento sempre più vicino al tempo stesso. La tua mancanza è stata anche la mia forza, perchè, strano a dirsi, un padre lo comprendi proprio quando ti viene a mancare e scopri che lui è dentro di te, più di quanto non potessi immaginare. Ora so che nulla di quello che si vive con amore è realmente perso, perchè i gesti, le parole, i giochi, le lotte e persino i momenti di tensione fanno parte di noi, di un’identità che trae origine dalle radici di un padre e di una madre. Quante volte avrei voluto condividere con te i momenti belli e quelli brutti; sapere che tu eri lì, con la tua mano grande e calda, a infondere fiducia e speranza. Tu sei con me ogni giorno e nelle persone che incontro, anche se loro non lo sanno, ci sei anche tu. Quando prendo in braccia le tue nipoti (che parlano sempre di te) è come se ci fossi anche tu, perchè sono state le tue braccia a darmi forza, protezione e sicurezza. Quando si diventa padri è come se si aprisse una porta da cui entrano le voci dei propri genitori e tutto quello che ti hanno insegnato. Tu, anche se forse non te ne rendevi neanche conto, mi hai insegnato molte cose. Mi hai insegnato che non è mai troppo tardi per realizzare i propri sogni, che ci si può rialzare di una sconfitta ed essere più forti di prima, che è sempre possibile imparare cose nuove (ricordo quando ti sei messo ad imparare inglese chiuso in sala con il tuo libretto e giradischi). Mi hai insegnato il valore dell’onestà che mi è stato testimoniato da chi incontravo dopo la tua morte. Mi hai insegnato l’allegria, la voglia di giocare insieme e quel senso d’ironia spontanea che tanto piaceva alle persone che ti frequentavano. Oggi che le fitte del cuore sentono di più la tua mancanza ti scrivo questa lettera per ringraziarti e per dirti che quando dovrò lasciare le mie adorate figlie so che anche loro mi porteranno nel cuore e questo mi permetterà di affrontare con maggiore serenità l’angoscia del distacco, perchè la tua morte mi ha insegnato che nulla si perde quando si ama e che “si è padri per sempre“. Ti abbraccio! Tuo figlio Pietro
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Sempre grande “zio Pietro” nella tua profonda sensibilità Mari