Il faraone Ego.
Sino a quando non ci liberiamo dell’ego siamo inconsapevoli schiavi di noi stessi. Il compito più impegnativo per ogni essere umano è lasciar morire l’ego che è in noi. L’ego è il senso dell’io, rappresenta il centro gravitazionale di bisogni, emozioni, sentimenti, pensieri, aspettative e desideri. Nel corso della crescita un bambino sviluppa un senso dell’io verso gli otto mesi quando per la prima volta si percepisce come un essere distinto dalla madre. L’ego è la nascita del concetto di sé che in età adulta dovrebbe divenire il senso della propria identità. L’egocentrismo è una fase della propria esistenza che si sviluppa in particolar modo dai 3 ai 10 anni, quando si è arrivati al termine del processo di “separazione-individuazione”. Già a partire dai 6 anni un bambino dovrebbe sviluppare la dimensione dell’allocentrismo, ovverosia del prendersi cura del prossimo attraverso la condivisione, la solidarietà, il lavorare in gruppo, gli sport di squadra, ecc. Se il senso dell’io di un bambino non viene ben educato e alimentato si possono sviluppare tutta una serie di disturbi della personalità, che spesso hanno una connotazione sadica e narcisistica. Ad esempio, il fatto di non essersi sentiti valorizzati può dare origine a dei deliri di onnipotenza psichica in cui ci si sogna dominatori e trionfatori al fine di poter dimostrare il proprio valore e umiliare chi chi ci ha deriso. Il sadismo, che rivela una scarsa se non assente empatia, rivela come un soggetto non abbia per nulla sviluppato un atteggiamento di apertura verso il mondo interiore dell’altro e dunque si mostra totalmente indifferente al dolore che egli infligge al suo prossimo. Ma il senso dell’ego non necessariamente si trasforma un una vera e propria patologia. Il più delle volte chi è più centrato su di sé è una persona che mette il suo “io” al centro di tutto: i suoi bisogni, i suoi gusti, i suoi interessi, le sue opinioni, la sua comodità, i suoi amici, persino i suoi figli, sono vissuti in funzione del proprio “ego”. Immaginate un bravo attore che si rivolge al pubblico recitando con grande bravura ma che nel suo “io” desidera, innanzitutto, ottenere conferme, applausi e lodi.
L’ego è la prigione più potente perchè più invisibile: è dentro di noi! Nel cammino di maturazione l’ego dovrebbe lasciare il posto al senso del “sé”, perchè si diviene persone libere solo quando l’amore vero ha preso il posto di quello infantile legato ai bisogni, alle paure e al senso del possesso. Amare con l’ego significa non poter mai entrare nel mondo altrui per coglierne la sensibilità, i desideri, i bisogni del momento, le aspettative, le aspirazioni, i talenti, le sue ferite e zone d’ombra. Quando si è più centrati sull’ego che sul “sé” donarsi diventa faticoso, rinunciare ad una propria gratificazione narcisistica è una missione impossibile da realizzare. Faticare per rendere felice un’altra persona è un compito che appare troppo gravoso ed è coerente che sia così, perchè come è possibile mettere in primis la felicità altrui al posto di quella propria? La parola più utilizzata è “IO”. Un io che lasciando poco spazio agli altri diventa un tiranno, un prevaricatore, un rigido modo di vedere la realtà. Ovviamente vi sono diversi modi di essere egocentrici e il fatto di esserlo non esclude che possano esserci dei momenti di apertura verso il prossimo. Ma la domanda chiave è la seguente: “Tutto ciò che faccio in che misura ha un riflesso positivo su di me, sulla mia persona?”. Se a questa domanda ci rendiamo contro che le nostre azioni sono un modo per attirare l’attenzione altrui e riceverne una gratificazione, è probabile che il nostro ego sia in ottima forma e abbia bisogno di continue conferme. Se il nostro agire è silenzioso, fuori dai riflettori, addirittura al bene che si compie si riceve dell’ingratitudine, ciò significa che è il nostro “sé” che ci guida nel donarsi al prossimo. La verità è che tutti abbiamo bisogno di sentirsi accettati, riconosciuti e valorizzati ma un conto è agire mossi dal desiderio di continue conferme e un altro per divenire fedeli a noi stessi, nel rivelare l’intima natura della nostra anima. Si nasce ego per divenire gradualmente “Sè”. Non è facile ma è l’unica strada che ci permetterà d’invecchiare sereni e di sentirsi leggeri dentro.
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