Lo scopo della vita nasce dalla autenticità del Sè. Quando lo scopo della vita non parte dall’autenticità dell’essere, stiamo abitando un cerchio falsificato e malato.
«Ogni stato d’immaturità è un cono d’ombra che impedisce alle nostre potenzialità di venire alla luce in tutto il loro vigore creativo. Quand’è che torneremo a noi stessi, per creare uno stato di vera armonia, facendo vibrare le corde dell’autenticità? Spesso recitiamo una parte o indossiamo più maschere; siamo come gli altri hanno voluto che fossimo. Anche l’episodio più terribile o l’esperienza più terrificante possono essere trasformati in un concime fertile e rigenerante le cellule del “vero Sé“. E’ l’amore che produce intima gioia e semplice bellezza; è solo l’amore che restituisce la giusta dignità e l’autentico valore alla propria esistenza. Quando lo scopo della vita non parte dall’autenticità dell’essere, stiamo abitando un cerchio falsificato e malato. Chi decide di spendere le proprie energie per il potere, il denaro, l’aspetto esteriore, il successo sociale o lavorativo, al di là di una scelta intrinsecamente segnata da una visione valoriale, ha già perso in partenza: è una persona dissociata, potremmo dire internamente scissa e dunque frammentata, alla deriva, che scende dal Vascello della Crescita per approdare, con una piccola scialuppa, alle spiagge dell’effimero. E’ come essere risucchiati dal vortice dell’illusione di una vita felice, che tale mai si rivelerà. Forse, questo spiega la morte prematura di tanti artisti che dalla vita hanno avuto tutto in termini di successo professionale, ma che avevano perso il contatto con il loro vero intimo sé, il coraggioso capitano della loro esistenza, l’unico in grado di guidarli verso la terra dell’autenticità in cui sventola la bandiera del Progetto Felicità. Vivere senza ombra significa evitare che il passato sia come un ombrellone talmente ingombrante da coprire tutta la spiaggia dell’esistenza presente e futura. Tutti abbiamo un passato con delle ombre più o meno invasive. Entrare nell’ombra, per apprendere la lezione in essa contenuta, è l’insegnamento più saggio che possiamo trarre.
E’ il tempo, non il potere, uno dei valori più importanti da investire saggiamente!
Siamo in un tempo che presenta illusioni di una finta libertà. Recentemente ho incontrato un ragazzo di diciannove anni che aveva dei dubbi sulla scelta del corso di laurea, poiché non sapeva quale sbocco professionale gli avrebbe garantito il maggiore guadagno di denaro. Il suo dubbio non era di natura esistenziale (qual’è lo scopo che desidero raggiungere con la mia attività lavorativa?), ma di natura economica (dove posso arricchirmi di più?). Certamente il denaro o il potere danno un senso di sicurezza, ci garantiscono una vita più agiata e possono essere utilizzati in modo etico. La domanda fondamentale è però la seguente: nei momenti cruciali della vita come una malattia, la perdita di una persona cara e, soprattutto, nell’ora più impegnativa di tutte, la nostra morte, tutta questa sfrenata rincorsa al possesso di beni materiali o del successo ci sarà stata d’aiuto per la realizzazione del progetto pace, gioia e serenità? Sono convinto che la rincorsa al potere (successo, denaro, bellezza fisica, seduzione, fama, beni materiali, ecc.) sia un terribile inganno, perchè ci fa perdere di vista la risorsa più importante di tutte quelle che abbiamo nel viaggio della vita: il nostro tempo! E’ il tempo, non il potere, uno dei valori più importanti da investire saggiamente! Il tempo non è illimitato e la morte lo ricorda. Eppure, sembra che per molti la coscienza di come l’esistenza sia un breve battito d’ali venga rimossa, se non negata, da uno stile di vita che non tiene conto di come le lancette del tempo un giorno si fermeranno per sempre. Il tempo non è una comoda amaca su cui sdraiarsi, un materasso su cui poltrire o un treno ad alta velocità su cui salire e scendere, senza nemmeno aver osservato dal finestrino gli scenari dei diversi paesaggi che scandiscono il passare degli anni».
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Tratto dalla pubblicazione “Finalmente liberi. La gioia di essere autentici” pp. 162 163