La sincerità è un sentiero che conduce alla verità.
Sappiamo essere sinceri con noi stessi e con gli altri?
A soli tre anni un bambino può decidere di mentire, sapendo di farlo. Tutti abbiamo sviluppato la tendenza a raccontare delle bugie da bambini e bambine. Che cos’è una bugia? Il goffo tentativo di difendersi da un giudizio, da un senso di colpa, dalla vergogna, dalla paura di essere rifiutati, ecc. Poco conta quale sia il motivo di una bugia, l’importante è rendersi conto che la strada della menzogna è alquanto insidiosa e pericolosa al fine di raggiungere le rive del bene, perché non si giunge alla pace e all’armonia imboccando strade colme di nascondigli, di caverne oscure in cui nascondere chi siamo e che cosa abbiamo commesso di sbagliato. La menzogna è inquinare un ruscello d’acqua chiara con l’inchiostro del veleno. La menzogna è un cancro che consuma relazioni interpersonali, amicizie, rapporti affettivi e il dialogo con se stessi. Quando una persona continua a mentire, si abituerà a farlo con sempre maggiore ripetitività e spontaneità al punto che la sua sarà una recitazione da premio Oscar, tanto sarà capace di far credere agli altri (e a se stessa) che le cose sono così, come lei le “vuole” raccontare. Il fatto è che più si mente e più si tende a farlo, sino a diventare schiavi di questo meccanismo che diventerà come una maschera che prenderà il posto del volto. Più si raccontano bugie e maggiore sarà lo sforzo per far credere agli altri (e a se stessi) che ciò che stiamo dicendo corrisponde alla verità. Freud diceva che la base di una terapia è che il paziente sia onesto con se stesso, perché è da questa onestà che inizia il percorso della guarigione: mettersi davanti alle proprie fragilità e ferite sapendole integrare con il bene e il bello sempre presente nella vita di ogni essere umano.
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