Quali regole per i bambini? Dalla relazione all’autorevolezza.
La vita è un’avventura, ma solo l’avventuriero lo scopre. (Piero Paolo Gobbi)
Quali regole per i bambini? E’ giusto dare delle regole? Che cosa accade se un bambino cresce con l’assenza di regole o troppe regole? Se i bambini sono un fiume, i genitori sono gli argini. Se gli argini sono inesistenti il fiume non raggiungerà mai il mare, allagando e provocando danni. Se gli argini sono troppo stretti il fiume imploderà o non riuscirà ad arrivare con tutta la sua potenza alla destinazione finale. Quello che conta è dare poche regole ma che fissino dei limiti ben precisi per il il bene del bambino. Andare a dormire presto per riposare bene la notte, rimettere a posto i propri giochi, rispettare gli spazi comuni dell’abitazione o provvedere in modo autonomo allo svolgimento dei propri compiti di studio, sono solo alcuni esempi di come sia importante che i genitori stabiliscano dei confini né troppo larghi, né troppo stretti, alla libertà di movimento di un bambino. I bambini desiderano obbedire, perchè sentono che solo in questo modo possono ordinare se stessi verso la piena realizzazione delle loro aspirazioni di crescita.
“Tante regole non fanno mai una presenza! Il vostro bambino impara chi è guardando voi, confrontando quello che vive con quello che vede e ascolta in voi”, Pier Paolo Gobbi.
Vi è una bellissima pubblicazione che tratta questo argomento con saggezza, equilibrio e un pizzico di poesia che non guasta mai, per ricordarci che “l’educazione è un miracolo e la cosa bella è che i miracoli avvengono“.
«Ho saputo che nel vostro villaggio da qualche tempo discutete molto di regole per i vostri bambini. È giusto, le regole sono importanti. Ma ricordatevi che è solo dal vostro amore e dalla vostra presenza, che possono nascere le regole. Tante regole non fanno mai una presenza! Il vostro bambino impara chi è guardando voi, confrontando quello che vive con quello che vede e ascolta in voi. Per questo il primo passo dell’avventura dell’educazione deve essere uno sguardo nuovo su di voi: curate voi stessi, la vostra vita, la presenza davanti a lui. Provate a chiedervi domani mattina “Cosa vede in me, in noi, che strada siamo per lui?”, “Chi è nostro figlio e dove lo vogliamo condurre?”. Volete che diventi un uomo, come un fiume che arriva al mare, cioè a scoprire e compiere tutta la ricchezza che in lui è contenuta? O che rimanga un piccolo torrente, senza orizzonti, senza desideri grandi? Volete portarlo, al grande mare, ne sono certo. Allora ha bisogno anche dei limiti che gli ponete, della fatica che gli chiedete, facendo attenzione che i limiti e le regole non siano troppi o inadeguati, altrimenti rischiano di soffocare il bambino nel suo slancio di vita, come gli argini troppo alti di un fiume, che ne impediscono il sereno fluire e non lo fanno giungere al mare. Questa è l’importanza vera dell’obbedienza: ogni figlio ha bisogno di imparare ad obbedire perché se nessuno gli chiede obbedienza, non scoprirà mai chi è e non potrà vivere bene l’avventura della sua vita. Guardate alla vostra avventura di papà e mamma come alle mani di un abile mosaicista che consegna al proprio figlio pezzo dopo pezzo, colore dopo colore, la possibilità che la sua figura pian piano prenda forma e la sua vita sia un’opera d’arte. È una possibilità, perché crescere un figlio ed educarlo contiene anche il rischio della sua libertà, così come quello dei nostri errori e limiti». (Da Le regole non bastano pp. 33- 34).
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