Rimanere da soli non è sempre solitudine.
Rimanere da soli senza sentirsi soli implica una reale maturità personale e l’opportunità per generare sane e solide relazioni umane.
Rimanere da soli senza sentirsi soli è una delle più importanti conquiste per raggiungere una maturità psicologica e poter, al tempo stesso, instaurare delle sane relazioni interpersonali sia a livello affettivo che sociale. Rimanere da soli senza sentirsi soli è un percorso di crescita personale che inizia dalla prima infanzia. Come ci ha ben spiegato Donald Winnicott (1896 – 1971) non esiste un neonato senza una madre. Il punto di partenza della futura maturità psicoaffettiva è nel tipo di rapporto che si instaura tra la madre e il neonato. La preoccupazione materna primaria dovrebbe comportare un transitorio stato di devozione e di dipendenza nel quale i bisogni del neonato vengono avvertiti come la cosa più importante. Questa capacità di devozione garantisce al figlio un senso di presenza piena e partecipata che lo rassicura e lo rilassa. Una madre sufficientemente buona è in grado di percepire empaticamente le esigenze del suo bambino (tramite l’identificazione proiettiva) e di viverle come proprie, rispondendo ad esse in modo adeguato. Sentirsi compresi è ciò che favorisce l’organizzazione sana della propria identità psicologica. Quando una madre è assente, fredda o poco devota trasmette al neonato un senso d’indifferenza e poca attenzione che svilupperà in lui la percezione di un mondo ostile e produrrà una scissione interna tra ciò che desidera e ciò che ottiene. In questo contesto relazionale la solitudine è fonte d’angoscia, di confusione mentale e di sentimenti dolorosi. E’ proprio in questo modo che nascono le allucinazioni mentali (creazione di un mondo di fantasie mentali che non trovano riscontro nella realtà), le percezioni di paranoia (il mondo mi è ostile, è un nemico da combattere), di ritiro depressivo (nessuno mi ama e nessuno mai mi amerà) o di forte sadismo (desiderio di vendetta o autolesionismo). Rimanere da soli senza sentirsi soli significa aver imparato a volersi bene, a coltivare interessi nell’introspezione e ascolto del sé interiore. Quando la solitudine non è più vissuta come una condanna, una fuga, la paura degli altri o un isolamento forzato, diventa uno spazio di crescita personale che ci consente di arricchire corpo, cuore, mente e spirito. Rimanere da soli senza sentirsi soli implica una reale maturità personale e l’opportunità per generare sane e solide relazioni umane.
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