Prima di tutto dobbiamo imparare a volersi bene!
Viaggiare insieme significa gioire e soffrire insieme: è proprio questo che ci rende così meravigliosamente umani!
Volersi bene è il viaggio di tutta una vita, poiché non si finisce mai di imparare a stimarsi, a conoscersi, a misurarsi con i cambiamenti delle stagioni umane e di inciampare con gli imprevisti e le sorprese di un’avventura meravigliosamente colma di lezioni, tutte così diverse e così ricche di perle preziose. «A volte siamo solo noi» che ci complichiamo la vita, rendendola confusa e caotica, nervosa ed ansiosa, infelice e depressa, grigia ed ottusa. Abbiamo perso la luce della semplicità e spento l’allegria e la giocosità del nostro bambino interiore. “Volersi bene” parte dall’impegno a cambiare in prima persona, senza aspettare che siano gli altri o gli eventi a venirci incontro, portandoci pacchi di felicità. Uno dei primi passi da compiere è decidere di “tagliare il cordone ombelicale” che ci lega ai condizionamenti del passato. Non vi è alcuna valida ragione per restare attaccati al seno dell’infanzia: la vita è adesso! È dalla sofferenza che inizia il viaggio verso il «vero Sé»; per tutti, prima o poi, giunge il momento del “risveglio”, che come un dolce tintinnio scaturisce dal profondo del cuore invitandoci a fare chiarezza e a prenderci cura della nostra vita. Troppi «falsi sé» si sono annidati lungo il sentiero della crescita, deviando la linea del «naturale divenire se stessi» verso pozzanghere di sfiducia e temporali d’ansia.
È meraviglioso scoprire come la soluzione è dentro di noi, nelle risorse interiori, nella vibrazione della pancia, nella passione del cuore, nella razionalità della mente e nella forza immensa del nostro spirito.
“Volersi bene” è ritrovare la “giusta autostima di sé”, perché «la peggior cosa che possa capitare ad un uomo è pensar male di se stesso» (Goethe). “Volersi bene” è riconoscere la “rabbia” che c’è in noi per trasformarla, da forza distruttiva, in energia vitale e creatrice di nuovi ponti di speranza per un futuro migliore e colmo di pace. “Volersi bene” è “libertà dalle paure” che abbaiano feroci spaventandoci a morte e che bloccano l’azione e il fluire delle nostre infinite risorse e potenzialità realizzative. “Riaprire il cuore” non è facile: abbiamo tutti una grande paura a darci ancora; l’ultima delusione è stata troppo grande e inaspettata. Eppure la chiusura è il fardello più pesante da sopportare, perché ci isola e ci obbliga a sposare la solitudine e le sentinelle della diffidenza. E come dimenticarsi delle “notti dell’anima”? Le notti dove non c’è brezza di pace, un raggio di speranza, un sospiro di rassegnazione che possa placare il tormento dell’inquietudine più inquieta? “Volersi bene” ci insegna a considerare queste notti dell’anima da una particolare prospettiva, perché è importante «tornare a crescere», a giocare, a ballare, a sognare e ancor di più a vivere scoprendo che «Dio non è poi così lontano»; se lo sentiamo distante è perché rimane un Dio dimenticato, come un amico che viene trascurato e abbandonato dalla nostra foga di correre verso chissà quali miraggi di felicità. (Tratto dalla pubblicazione Volersi bene, pp. 7-8).
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